Giovedì 29 febbraio, una data importante per il futuro dell’Ares 118. Alle 16, i sindacati di categoria Cgil, Cisl, Uil e Ugl, sono convocati in audizione in commissione Lavoro e formazione del Consiglio regionale del Lazio. Tema all’ordine del giorno “Internalizzazione postazioni di soccorso Ares 118”. Un processo decisivo per gli assetti e l’organizzazione dell’azienda di emergenza, un percorso iniziato nel 2021, annunciato pubblicamente il 30 giugno di quell’anno, portato avanti con tenacia dai lavoratori e i loro rappresentanti e qualche incertezza e che, necessariamente, entro breve sarà completato, con l’acquisizione del gruppo di postazioni – più o meno 14 – e delle ambulanze ancora gestite da privati. Le ultime, in ordine di tempo a essere internalizzate sono le sedi di Appio Latino e Aprilia. Seguono Fondi e Terracina, Frattocchie, Rebibbia, Orte. Da parte sindacale, si chiede che da tale processo non derivino conseguenze negative per i lavoratori, ovvero la perdita del posto. Sarebbero circa 150 gli operatori interessati al passaggio dal privato all’Ares ma, con tutta certezza, per essere inseriti nei ruoli aziendali dovranno passare attraverso una prova di concorso, sebbene con titoli di servizio riconosciuti a tutti gli effetti, preziosi per aumentare il punteggio in graduatoria. Sarà probabilmente questo uno dei temi trattati in audizione, per verificare gli intendimenti regionali. A tutt’oggi, una delle poche certezze risiede nel fatto che tale riconversione richiederà l’assunzione di autisti e soccorritori. Lo ha specificato, in una nota del dicembre scorso la Regione Lazio, che ha autorizzato inoltre il reclutamento di 102 infermieri a tempo determinato, per portare a completamento l’internalizzazione di 12 ambulanze infermieristiche. Interesse primario di tutte le sigle sindacali, è vedersi assicurato un “percorso condiviso per garantire la tutela dei livelli occupazionali e delle professionalità presenti sul territorio”, invoca una nota diffusa dalle organizzazioni. Non ultima, inoltre, la garanzia di arrivare a una parità di trattamento contrattuale tra i lavoratori, specie per coloro che attendono di essere internalizzati. Spetterà ai partecipanti all’audizione – tra cui il presidente della commissione Sanità, Alessia Savo, il direttore generale Ares 118 Paola Corradi, l’omologo della direzione generale regionale Alessandro Ridolfi e al direttore regionale dell’assessorato alla Salute Andrea Urbani – decidere insieme ai sindacati, il percorso ottimale per continuare una storia che viene da lontano.

AZIENDA DI EMERGENZA, LA STORIA

In principio era il Pic, improbabile acronimo che individuava il Pronto intervento cittadino, servizio di ambulanze pubblico, con sede in angusti locali posti di fronte al panorama più ambito del mondo: il Colosseo. Organizzato su base cittadina, il Pic alla fine degli anni ’80 si dimostrava del tutto insufficiente a rispondere alle necessità di un territorio, quello romano, che assumeva sempre più un carattere di metropoli internazionale. Così, dopo il decreto del Presidente della Repubblica del 27 marzo 1992 “Atto di indirizzo e coordinamento alle regioni per la determinazione dei livelli di assistenza sanitaria di emergenza”, la Regione Lazio si allinea tempestivamente e approva l’ordinanza di giunta, la 144 e il 5 febbraio 1995 nasce “Lazio Soccorso 118” come unica entità in grado di garantire una pronta risposta alle urgenze, chiamando quel numero entrato ormai nell’immaginario collettivo. All’epoca il servizio di “Lazio Soccorso”, è inglobato nella grande azienda ospedaliera San Camillo Forlanini, una situazione asfittica per chi ambisce a una maggiore autonomia. Per questo occorre un ulteriore passo, compiuto nel 2004 quando, con la legge regionale numero 9 del 3 agosto – in linea con il processo di aziendalizzazione che investe asl e ospedali – nel Lazio nasce l’Azienda regionale per l’emergenza sanitaria, Ares 118. Un acronimo che, per mera casualità, evoca il nome del dio greco della guerra, figlio di Zeus ed Era. E di guerre, il 118, ne ha combattute tante.

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