Analisi del piano di rientro: l’aspetto economico

La cattiva gestione politica delle amministrazioni succedutesi alla Regione Lazio negli ultimi decenni ha portato il nostro Servizio Sanitario Regionale a una condizione di dissesto finanziario e sanitario che può essere così sintetizzata:

• Eccesso di offerta ospedaliera (con una presenza di posti letto “privati” del 37%  di cui il 14% di case di cura che realizzano quasi il 45% dei ricoveri);
• Massima concentrazione delle strutture ospedaliere e delle alte specialità nella area metropolitana e carenza nelle province;
• Scarso sviluppo delle cure primarie, mancanza di accordi con i medici di famiglia e stallo dei progetti messi in cantiere (unità di cure primarie, accettazione assistita, ospedale di comunità, riforma della formazione dei medici);
• Disavanzo strutturale,  che al 31 dicembre 2005 era pari a 9.900 milioni di € e che, è stato coperto in parte tramite l’accensione nel 2008 di un mutuo trentennale con il Ministero del tesoro, (4 miliardi e 773 milioni da restituire con rate annuali  di 310 milioni di euro, in parte con risorse pescate dal Fondo sanitario nazionale e in parte con risorse messe a disposizioni dal governo Prodi per le regioni in rosso pari a 2,8 miliardi di euro);
• Disavanzo  per il triennio 2007-2009, (Corte dei Conti 2010), con il seguente andamento
– 2007 -1.634,947 (296€ pro capite)
– 2008 -1.664,515 (298€ pro capite)
– 2009 -1.371,728 (244€ pro capite)
• Debito complessivo al 2010 (ottobre) di 3 miliardi e 166 milioni di euro (causa l’emergenza di 1,6 milioni di extradebito);
• Disavanzo sanitario previsto per il 2010 pari a 1,086  miliardi di  euro (salvo sorprese alla presentazione dei consuntivi ASL di fine giugno);
• Previsione per il 2011 di un disavanzo superiore (stimato in circa 1, 5 miliardi di euro) causa anche i  350 milioni di € da restituire agli istituti religiosi in virtù della sentenza TAR dell’8 febbraio 2011;
• Massima tassazione locale (addizionale IRPEF di 1,7 e IRAP 4,92 con  + 1,02 sulla quota base del 3,9) (+0,30 e più 0,15 nel 2010 che portano i cittadini romani a pagare il doppio rispetto ai toscani);
• Alto grado di inappropriatezza clinica e organizzativa (percentuale complessiva di ricoveri inappropriati pari al 29,7% percentuale di DRG (raggruppamenti omogenei di diagnosi n.d.r.) medici trattati nei reparti chirurgici stimata pari al 33,7% – anno 2005;
• Bassa qualità delle cure con elevata  frequenza di episodi di “malasanità” come certificato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori in campo sanitario e i disavanzi sanitari regionali che collocano la regione al terzo posto dopo Calabria e Sicilia;
• Presenza di cinque policlinici universitari da cui dipende gran parte dell’offerta formativa dei professionisti della sanità dell’intero territorio nazionale, ma gravanti sul SSR per 400 milioni annui;
• Storica cattiva gestione continuata anche nel 2010 con un danno erariale accertato dalla Corte dei Conti  di 130 milioni di euro, su un totale nazionale di 254 milioni di euro.

Una condizione a cui l’attuale giunta Polverini  ha cercato di porre rimedio con la sottoscrizione del Piano  di rientro che modifica in modo significativo il precedente Piano elaborato dalla giunta Marrazzo e che porta il Saldo complessivo  negativo di posti letto da tagliare a -2865 unità (-791 per l’acuzie, -1501 per la riabilitazione e -573 per la lungodegenza).

 

Roberto Polillo
Dirigente medico Asl Roma A

(Iª parte – continua)

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