San Giacomo, si attende la pronuncia della Cassazione

Delirio di onnipotenza: è quello stato patologico in cui il soggetto è convinto di poter esercitare un enorme potere sul mondo circostante, di essere capace di tutto. Onnipotente appunto, e di poter ottenere ogni cosa, con qualsiasi mezzo. Abbiamo la sensazione che da tale stato siano afflitti alcuni nostri amministratori a cui vorremmo suggerire un consiglio. Sentirsi onnipotenti è lecito ma talvolta, nella convinzione di essere al di sopra di tutto, si corre il rischio di commettere errori grossolani. Così, la sequela di comunicati rilasciati all’agenzia Dire il 15 giugno da parte della Regione Lazio sul futuro dell’ospedale San Giacomo, chiarisce bene lo stato confusionale in cui si trovano i vertici di via Cristoforo Colombo. In sintesi: contro la chiusura del nosocomio al centro di Roma, decretata il 31 ottobre 2008 dall’allora presidente della giunta Piero Marrazzo, la terza sezione del Consiglio di Stato, presieduta da Michele Corradino, il 7 aprile 2021 si è espressa in modo inequivocabile per il diritto alla salute, posto al di sopra di qualsiasi “discrezionalità amministrativa”, ancorché legata ad esigenze economiche. L’ente presieduto da Nicola Zingaretti non si è dato per vinto e ha adito la Corte di Cassazione – salvo quanto previsto dall’articolo 362 del Codice di procedura civile – massima istanza che dovrebbe esprimersi il 12 luglio. Ma i vertici regionali sono percorsi da molti fremiti per cui, come si suol dire “mettono le mani avanti” e scrivono che “il San Giacomo di sicuro non potrà tornare a essere un ospedale, causa vincoli posti dal Codice dei Beni culturali e per carenza di standard per adeguare la struttura”. E la Regione non ha perso tempo: nel novembre 2018 ha venduto il complesso, valutato 61 milioni di euro, al fondo immobiliare “I3-Regione Lazio, con corresponsione di 17.848.300 euro di Invimit Sgr alla Regione. Per essere previdente, e tutelarsi da una eventuale sconfitta giudiziaria, l`’ente guidato da Nicola Zingaretti ha deciso di inserire una clausola nel contratto di vendita, con cui “si accantonano sia le quote che i proventi devoluti in favore della Regione così da poter ottemperare, senza aggravio di oneri sulle finanze regionali, alla restituzione del prezzo di vendita in caso di evizione”. Così, i vertici regionali, contro eventuali pronunce negative della Cassazione, si aggrappano alle clausole contrattuali e alle risposte a interrogazioni consiliari (https://www.sireneonline.it/wordpress/?p=9879), per ribadire “erga omnes”, che anche nell’eventualità in cui il supremo Consesso amministrativo ribadisca il parere del Consiglio di Stato, l’ospedale nato come ospedale e vincolato come tale, tale non sarà più per volontà della Regione Lazio e di quanto vergato sui documenti da questa prodotti. Gerarchia delle fonti e facoltà degli organi statali e giurisdizionali permettendo. Sarà anche per questo malriposto senso di onnipotenza, che il governo della Regione Lazio finisce al penultimo posto nella classifica sul gradimento degli amministratori, pubblicata il 4 luglio da “Il Sole 24 Ore”?.     

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One thought on “%1$s”

  1. Novità sulla sentenza del San Giacomo? Oppure verrà pubblicata con il solito ritardo? Se così fosse, sarebbe una sottrazione (e nemmeno la prima) al dibattito tra le parti pubbliche, quanto mai invocato e necessario…

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