Un luogo simbolico per il lancio della campagna elettorale. Unione popolare, il movimento fondato da Luigi De Magistris sfida i candidati alla presidenza della Regione Lazio puntando sulla sanità e a fare da sfondo sarà l’ospedale San Giacomo, chiuso dalla giunta guidata da Piero Marrazzo il 31 ottobre 2008 e mai più riaperto. La candidata ai vertici di via Cristoforo Colombo Rosa Rinaldi presenterà alla stampa i candidati di Roma e del Lazio sabato 21 gennaio alle 11:30, di fronte a uno dei luoghi simbolici dello smantellamento della sanità pubblica nella regione: l’ospedale San Giacomo situato nel centro di Roma, ancora non riaperto, nonostante una sentenza favorevole alla riattivazione. La terza sezione del Consiglio di Stato, presieduta da Michele Corradino, il 7 aprile 2021 si è espressa in modo inequivocabile per il diritto alla salute, posto al di sopra di qualsiasi “discrezionalità amministrativa”, ancorché legata ad esigenze economiche, stabilendo che l’antico nosocomio dovesse essere immediatamente riaperto. La Regione Lazio però da quell’orecchio sembra non sentire, facendo crescere così la reazione dei cittadini. “Unione popolare si candida a essere l’unica vera alternativa alle altre forze in campo – scrivono gli esponenti in un post sui social – in una Regione in cui sono evidenti le conseguenze delle scelte antipopolari prodotte dalla giunta uscente, sostenuta dal Partito democratico e dal Movimento 5 stelle”. Gli unionisti si pronunciano contro la privatizzazione dei servizi pubblici, dalla sanità ai trasporti, contro la devastazione ambientale e di dismissione dei beni comuni e dichiarano di impegnarsi a sostenere gli interessi dei settori popolari di lavoratrici e lavoratori, dei precari, dei disoccupati, delle nuove generazioni e dei pensionati. “Agiremo in netta discontinuità nei confronti delle politiche perseguite dalla giunta Zingaretti nel Lazio e dal governo Meloni sul piano nazionale – concludono – per un’alternativa politica e sociale a difesa del lavoro e dei diritti, per espellere le politiche di guerra dalla nostra Regione e dal Paese, contro ogni autonomia differenziata e smantellamento dei beni comuni”. L’ulteriore devoluzione di poteri alle regioni è uno spauracchio che, specie nel settore della sanità, si annuncia come possibile peggioramento della politica sanitaria nelle regioni più in difficoltà

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