Sindaci della Tuscia in marcia per dire no al deposito destinato allo stoccaggio di rifiuti radioattivi nel Lazio. Proprio la Tuscia è stata individuata, tra le 51 aree ritenute idonee, come deposito delle scorie nucleari, con tutte le conseguenze che è facile immaginare – specie per quanto attiene alla salute – e ben 21 zone del viterbese sarebbero state indicate allo stesso scopo. Alla marcia di protesta di domenica 25 febbraio, ha aderito il gruppo regionale del Movimento 5 stelle, che insieme a tutte le opposizioni in Consiglio regionale ha presentato una mozione che impegna la giunta guidata da Francesco Rocca a mettere in atto tutte le azioni per la salvaguardia del territorio. L’opposizione si fonda su una serie di ragioni, a partire dalla natura di questi territori, a vocazione turistica, agricola e archeologica,  L’ampiezza dell’area prevista dal deposito sarebbe pari a quella occupata da una quarantina di aziende agricole. “La Tuscia – scrivono i consiglieri M5s in un comunicato – per la sua peculiarità non può in nessun modo essere la sede del deposito, sia perché zona a rischio sismico, sia per la mancanza di infrastrutture. Tantomeno, possiamo permettere la creazione di un deposito di scorie in un territorio in cui il tasso di ruralità è superiore al 50% e in cui sono presenti ‘Paesaggi agrari di valore’, con caratteri identitari del paesaggio agricolo tradizionale”. Come sottolineano i pentastellati “c’è in gioco un patrimonio archeologico e ambientale che dobbiamo in ogni modo tutelare”. Da notare inoltre, che nessun comune ricadente nelle zone individuate ha espresso parere favorevole all’atterraggio delle scorie, per questo i consiglieri ritengono opportuno far rispettare le scelte delle comunità locali e il loro diritto di autodeterminazione, in un quadrante “che ha già pagato un prezzo alto in termini ambientali e che ora ha tutto il diritto di far valere le proprie ragioni”.

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