Il Comitato cure domiciliari Covid-19, rappresentato
dall’avvocato Erich Grimaldi, si aggiudica il primo round di uno scontro con il
ministero della Salute che dura da anni, con l’accoglimento del ricorso al Tar
del Lazio, nella parte in cui sospende la nota ministeriale che prevede, per i
cittadini con infezione da Sars-CoV2, la vigile attesa, corredata dall’assunzione
di paracetamolo e di farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans). Un protocollo
assistenziale contestato da più parti, che solo dopo 140mila morti dovrebbe
essere abbandonato per lasciare il posto a interventi più consoni. Secondo i
giudici amministrativi, la circolare “si pone in contrasto con l’attività
professionale così come demandata al medico nei termini indicati dalla scienza
e dalla deontologia professionale”. Il ricorso, firmato dal presidente del
comitato, che è lo stesso Grimaldi e dall’avvocato Valentina Piraino, rende
vana la circolare di lungotevere Ripa, riveduta e integrata il 26 aprile 2021,
nella parte in cui oltre a prevedere la “vigile attesa” nei primi
giorni d’insorgenza della malattia, pone anche indicazioni di non utilizzo di
tutti i farmaci generalmente utilizzati dai medici di medicina generale per i
pazienti affetti da Covid. Secondo i magistrati “è onere imprescindibile di
ogni sanitario di agire secondo scienza e coscienza, assumendosi la responsabilità
circa l’esito della terapia prescritta quale conseguenza della professionalità
e del titolo specialistico acquisito”. Uno schiaffo all’Aifa, da cui sono
partite tali disposizioni e uno smacco politico per il rigorista ministro della
Salute Roberto Speranza, che ribalta il paradigma secondo cui, in tutto il
corso della pandemia avrebbero maggior validità disposizioni burocratiche
piuttosto che indicazioni terapeutiche. “Ė la fine della vigile attesa –
commenta soddisfatto Grimaldi – un punto fermo in una battaglia che portiamo
avanti da due anni”. E ora si apre un difficile confronto, in cui il governo,
vincolando le scelte dei medici ha, di fatto, privato migliaia di cittadini di
cure tempestive presso il proprio domicilio, andando a intasare i pronti
soccorsi e i reparti ospedalieri. “Altro che no vax che bloccano gli ospedali”,
commentano la notizia alcuni cittadini partecipanti alla manifestazione di Roma
di questo pomeriggio, 15 gennaio. “Le responsabilità vanno ricercate nei
confronti di chi si è sempre opposto alle cure precoci – insistono i manifestanti
– paralizzando la sanità territoriale e portando al collasso il sistema
ospedaliero, con le drammatiche conseguenze che migliaia di famiglie conoscono
purtroppo molto bene”. Argomentazioni in linea con quanto sostenuto dai rappresentanti
del comitato cure precoci, che vedono la rivalutazione del ruolo del medico, obbligato
a operare e non a lasciare i pazienti ad attendere l’evoluzione della malattia.
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