L’immagine della locandina è la stessa di due anni fa. Dopo il primo convegno in Campidoglio il 17 settembre 2021, l’ Associazione Beni Comuni “Stefano Rodotà” ha replicato l’iniziativa, in continuità con la riflessione allora avviata, per riprendere il discorso sulla sanità pubblica quanto mai attuale e fare il punto su due storici ospedali romani – Il San Giacomo e il Forlanini – chiusi da anni e rimasti inutilizzati, soggetti a ineluttabile degrado. Così, il 28 novembre, nella sala della Protomoteca capitolina si sono ritrovati tutti i protagonisti di storiche battaglie: Oliva Salviati erede del cardinale che donò il San Giacomo ai romani, Francesca Perri medico di emergenza del 118, Massimo Martelli già primario del Forlanini, insieme a rappresentanti delle istituzioni e della cultura, tra cui la vice presidente del Senato Maria Domenica Castellone, il deputato Andrea Quartini firmatario di una proposta di legge di rilancio del Servizio sanitario nazionale, il magistrato Linda Sandulli, lo storico Lucio Villari, l’ex sindaco Virginia Raggi, favorevole alla riapertura dei due ospedali. Salviati e Perri sono state protagoniste di combattute azioni legali che hanno visto, alla fine, ribadita la vocazione di bene comune dei due nosocomi e che ancora non trovano attuazione. Massimo Martelli è ideatore, dal 2010, di un articolato progetto di riconversione del Forlanini, non ancora preso in considerazione dalle istituzioni. “Non c’è trasparenza rispetto alle azioni che la Regione Lazio intende intraprendere, in seguito alle sentenze definitive del Consiglio di Stato nel 2021 e della Cassazione nel 2023”, scrivono i rappresentanti dell’associazione Beni Comuni in una nota, sottolineando che i giudici “hanno dichiarato l’illegittimità della chiusura dell’Ospedale San Giacomo” e interrogandosi sulla destinazione futura dell’Ospedale Forlanini, “sul quale da anni si annunciano, a parole, riconversioni di vario genere – spiega ancora la nota –  da polo di ricerca a nuova sede dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù nonostante la pronuncia del Tar, che ha bloccato la dismissione dell’ospedale dal patrimonio demaniale, dichiarandolo indisponibile alla vendita e alla rendita”. Sotto accusa, la mancanza di trasparenza della Regione Lazio, nella conduzione delle trattative con le gerarchie vaticane, così come sotto la lente di ingrandimento è il futuro di una sanità pubblica sempre più aggredita nella sua funzione di tutela della salute della collettività. L’attenzione, si è concentrata in particolare sulle risorse del Pnrr e la nuova organizzazione che ne deriva, fortemente indirizzata al rafforzamento della sanità di prossimità e l’altro obiettivo – antitetico secondo i promotori del convegno – relativo al progetto di autonomia differenziata, che “accentua i divari in termini di risorse e investimenti tra regioni ricche e quelle povere”, secondo i relatori che paventano un “affievolimento del diritto alla salute in molte aree del Paese”. Ulteriore impegno dei rappresentanti dell’Associazione Beni Comuni, sarà la realizzazione di un dossier da inviare ai rappresentanti delle istituzioni competenti, Regione Lazio in primo luogo e ministero della Salute, i grandi assenti a questo evento. Un’occasione persa per un confronto con i cittadini, consuetudine che è andata man mano colpevolmente scemando.

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