Romano, 57enne, si è dimesso nel pomeriggio del 19 dicembre dal ruolo di presidente nazionale della Croce rossa italiana e della Federazione internazionale dello stesso ente. Francesco Rocca avvocato, un passato da volontario in organizzazioni umanitarie, nel suo curriculum stellare non dimentica di ricordare di essere papà di Matteo e Giorgio e felice nonno di Marie. Era nell’aria da giorni la sua designazione a candidato presidente della Regione Lazio per il centrodestra e ha accettato rinunciando al suo incarico per evitare polemiche, che però non sono mancate. Il fango partito dal sito web di “Repubblica” è andato a posarsi su una condanna risalente al 1986 quando Rocca, poco più che ventenne, fu implicato in un traffico di eroina, vicenda per cui poi dichiarò tutto il suo pentimento. Altrettanto veleno non ha instillato la destra nei confronti di Alessio D’Amato, l’avversario aspirante al vertice regionale per il Pd e Terzo polo, condannato il 2 settembre 2022 dalla Corte dei conti a restituire alla Regione Lazio – quella che dovrebbe amministrare – 275mila euro concessi dall’ente a una onlus pro Arizona, di cui D’Amato nel 2005 era presidente e che i giudici sostengono abbia impiegato per finanziare la sua campagna elettorale. Sentenza contro cui l’assessore sostiene di aver presentato ricorso mentre sul fronte penale l’inchiesta per truffa è stata prescritta. Ma torniamo alle competenze. Dopo una breve militanza nella destra in gioventù, per Rocca inizia la carriera nei tribunali a cui si contrappone quella tutta politica di D’Amato. Geometra, una laurea in sociologia con tesi sugli “Aspetti critici della riforma sanitaria”, due Master attinenti alle missioni Onu nei Paesi in via di sviluppo, il candidato di Pd e Terzo Polo, dal 1995 occupa i banchi della Pisana partecipando a uffici e commissioni: dalla presidenza del Consiglio regionale agli Affari costituzionali e alla Sanità e Bilancio, passando per la Sicurezza sul lavoro. Per quattro anni è stato responsabile della Sicurezza sul lavoro in una società privata e, dal 1995 al 2000 ha fatto parte della consulta regionale della cooperazione. Un pallino per l’aiuto agli ultimi della terra per D’Amato, che anche Francesco Rocca ha manifestato fin dalla gioventù prima al fianco del Jesuit Refugee Service, poi con la Caritas, infine con la Piccola Casa della Divina Provvidenza Cottolengo. Come avvocato, Rocca dal 1990 al 2003 si pone in prima linea nella lotta alla mafia e per cinque anni vive sotto scorta. Diviene poi presidente di una Ipab, direttore generale dell’Azienda ospedaliera Sant’Andrea di Roma, fa parte del Consiglio di indirizzo dell’Istituto romano per le Malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” e del Nucleo di valutazione dell’Istituto dei Tumori “Pascale” di Napoli, divenendo poi commissario straordinario della Asl Napoli 2 e direttore generale dell’Istituto dermopatico (Idi) di Roma. Ė chiamato alla Croce Rossa come capo dipartimento emergenze nel 2007 e da allora non si ferma più, avviato a una folgorante carriera che lo porta al vertice dell’ente, nel pieno di una riforma che nel 2012 ne vede la trasformazione in associazione di diritto privato, disciplinata dalle norme del Codice civile. Per D’Amato, il salto di qualità dalle poltroncine della Pisana alle imponenti poltrone di via Cristoforo Colombo avviene con Nicola Zingaretti alla presidenza, quando nel 2013 come commissario ad acta di Asl e ospedali in deficit, l’ex segretario Pd nomina il geometra responsabile della cabina di regia della sanità, trasformata poi in assessorato alla fine del commissariamento. Una grande visibilità D’Amato la conquista grazie al Covid. Applicando al Lazio il modello Israele, organizza con grande determinazione una efficace campagna per inoculare il farmaco che riduce gli effetti del Covid perfino ai più giovani, con efficaci giornate a porte aperte e punture a raffica in grandi strutture mobili allestite in tutta la Regione. L’indicazione del volitivo assessore come candidato al vertice della Regione arriva da Carlo Calenda, con qualche mal di pancia del Pd e la totale dissociazione della sinistra e del M5s di Giuseppe Conte. Per Rocca, al contrario, sembra convergere tutto il centrodestra anche se fino all’ultimo una parte della coalizione ha spinto per Fabio Rampelli, una figura politica rispetto all’avvocato, un tecnico con elevata esperienza in sanità, che Giorgia Meloni aveva individuato come papabile ministro della Salute. E ora il “derby sanitario” si sposta in Regione.

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