Pronto soccorso, diagnosi a punteggio e addio file

File e attese bibliche, ambulanze bloccate ore ed ore e barelle ferme in corridoio, estenuante ricerca di posti letto: è il quadro allarmante con cui ogni giorno, ormai da anni, convivono gli operatori dei servizi di emergenza/urgenza.

Studi epidemiologici dimostrano che più del 40% degli accessi in pronto soccorso è rappresentato da popolazione ultra 75enne e negli ultimi cinque anni c’è stato un continuo incremento di presenze. Almeno 2 italiani su 3 afflitti da qualsiasi patologia, approdano in questi reparti. L’ospedale è il centro della richiesta di prestazioni e il pronto soccorso il cardine di tale centralità con una risposta  ad alto contenuto scientifico e tecnico 24 ore su 24. “Per offrire un’assistenza adeguata e tempestiva, è necessario individuare il percorso più appropriato per il paziente nel minor tempo possibile” spiega Luigi Zulli, direttore del pronto soccorso e medicina d’urgenza dell’azienda ospedaliera San Filippo Neri di Roma. “Programmazione e progettualità debbono essere alla base di ogni riforma e ristrutturazione dei servizi, prima fra tutte la riorganizzazione del territorio, con punti di accoglienza che facciano da filtro per contenere gli accessi impropri”.

Anche i grandi ospedali, sollecitati dal piano di rientro e spinti dalle restrizioni imposte dalla riduzione/riconversione dei posti letto per acuti, stanno razionalizzando i propri interventi e il San Filippo Neri, nosocomio di Roma nord che assorbe una costante domanda dalla provincia limitrofa, con il convegno del 28 gennaio 2011 “L’emergenza a Roma dal Giubileo ad oggi”, si inserisce a pieno titolo nel dibattito che anima amministratori, esperti, specialisti e forze sociali sulla validità del piano di rientro.

Relazioni scientifiche su protocolli clinico assistenziali dell’emergenza, flussi di assistenza, appropriatezza dei percorsi clinico- diagnostici, stratificazione del rischio, unite a riflessioni sul ruolo dei medici di medicina generale, le funzioni dei distretti sanitari delle Asl, lo status del medico di emergenza/urgenza, rappresentano secondo Zulli, ideatore e organizzatore della giornata di studio, temi irrinunciabili di confronto e proposta da cui “non si può prescindere se si vuole realmente trasformare la sanità regionale in un servizio moderno, efficiente, in grado di dare risposte concrete al cittadino”.

Novità all’ordine del giorno è la proposta di  adottare in pronto soccorso sistemi “a punteggio”, i c.d. score, validati da ampi studi clinici e dalla letteratura internazionale. Si tratta, in sintesi, di individuare lo  stato di rischio del paziente, stabilendo una relazione tra probabilità di un evento e sua conseguente gravità, sapendo che una mancata diagnosi può essere fatale.

Questo garantisce uno screening immediato dell’assistito, classificando in tempo reale la gravità del suo stato, formulando la prognosi e prendendo decisioni sulla gestione assistenziale con la indicazione del più idoneo livello di cure, adatto alle necessità del caso. Vale a dire: insieme ai servizi razionalizziamo interventi e tempi.

Per approfondimenti:

www.sanfilipponeri.roma.it

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One thought on “%1$s”

  1. La proposta è interessante e sicuramente renderebbe più adeguata e tempestiva l’assistenza di pronto soccorso.
    L’eventuale presentazione della tessera sanitaria individuale, con memorizzati i precedenti clinici e la situazione anamnestica, potrebbe snellire molti protocolli a tutto vantaggio sia del personale medico sia del paziente.
    Occorrerebbe però il coinvolgimento dei medici di base, i quali dovrebbero farsi carico di aggiornare di volta in volta la predetta tessera.
    Fulvio Capone

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