Tutto come nelle previsioni. Le linee programmatiche per il governo del Lazio, nei prossimi cinque anni, puntano fortemente alla risoluzione degli atavici problemi della sanità regionale, ponendo in primo piano i temi più scottanti: pronto soccorso, liste di attesa, servizi ridotti nelle province. Sebbene nell’introduzione della corposa relazione, il presidente Francesco Rocca ponga in primo piano la comunità territoriale, l’inclusione, il coinvolgimento di elettori e no, compresi i numerosi astenuti e l’ascolto delle comunità locali, il tema centrale è la sfida più complessa: la garanzia del diritto alla salute per tutti, con particolare attenzione ai più fragili. Un argomento a cui ha dedicato ben 25 minuti della presentazione delle linee programmatiche, illustrata nella seduta del Consiglio regionale del 16 marzo, in poco più di un’ora, mantenendo la pesante delega alla salute dei residenti e “mettendoci la faccia”, assumendosi la piena responsabilità sul raggiungimento, o meno, degli obiettivi. Dal caos in pronto soccorso “che fa apparire il sistema ingovernabile”, alle liste di attesa con tempi inaccettabili; dallo squilibrio dell’offerta sanitaria tra Roma e le province del Lazio, passando per le reti tempo-dipendenti, “la cui carenza non può ricadere sui territori, svantaggiati anche per le particolari condizioni orografiche”. La soluzione per rendere più efficiente i reparti di emergenza, in cui le attese si attestano in media oltre le 46 ore – situazione peggiore d’Italia – sarà affidata a un tavolo di esperti del settore, che potranno giovarsi degli opportuni strumenti tecnologici, tra cui una piattaforma di monitoraggio costante sulla condizione dei ricoveri nei nosocomi regionali. Altro elemento di criticità è la carenza di personale, specie quello infermieristico, per cui si rende necessario attivare immediatamente i corsi di formazione per qualificare gli operatori sociosanitari, valido supporto all’assistenza nei reparti. Le liste di attesa che, sebbene siano un problema di carattere nazionale, nel Lazio, secondo Rocca possono essere snellite inserendo nelle prenotazioni del Recup gli ambulatori dei privati a cui “sarà il pubblico a dove imporre l’agenda e non viceversa”. E se da un lato, la sanità incentrata sul primato di Roma per il presidente deve essere riequilibrata, dall’altro Rocca ha annunciato la riapertura di due ospedali storici: il San Giacomo, con probabile destinazione a Rsa e il Forlanini, sulla cui riconversione non si è espresso. Qualche indizio, si potrebbe percepire dalle considerazioni che l’avvocato, già manager sanitario, ha riservato al policlinico Umberto I e al San Camillo, concepiti nel primo Novecento a padiglioni e che ormai “hanno fatto il proprio tempo”. Spetta a loro il primato del rosso in bilancio, con una perdita che annualmente si aggira intorno ai 150 milioni, così come ben sei policlinici universitari nella capitale, secondo il governatore “sono ridondanti e costituiscono un forte impegno per le finanze regionali”. Ė il paradosso più evidente, “l’ospedale che sottrae risorse al territorio”, un vulnus su cui intervenire, nella massima trasparenza “faro per ricostruire il sistema sanitario”. Nella analitica esposizione del presidente, non manca l’accenno all’importanza dei medici di famiglia, su cui occorrerà “far leva per evitare gli accessi impropri in pronto soccorso” e all’assistenza domiciliare “centrale per le fragilità e da potenziare” e infine, ma non per importanza, l’assistenza psichiatrica, che gode di una legge avanzata (la 180 di Franco Basaglia, ndr) non applicata completamente per la mancanza di finanziamenti, con grave nocumento per le famiglie dei pazienti. Su tutto, pesa la drammatica situazione finanziaria, con i 22 miliardi di debito rilevati dalla Corte dei conti, per cui il presiedente dovrà avviare una interlocuzione con il governo per trovare soluzioni adeguate, così come per risanare le carenze dei vuoti in organico di medici e infermieri, con il vincolo di spesa per le assunzioni fermo al 2004 e mai adeguato da nessun esecutivo.

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One thought on “%1$s”

  1. Penso che il San Giacomo dovrebbe ospitare un pronto soccorso, come già fino a pochi anni fa, in virtù della sua posizione centrale, come indispensabile servizio anche per turisti, pellegrini e delle molte centinaia di persone che quotidianamente gravitano sul centro. Potrebbe comprendere anche un centro diagnostico e di analisi. Auspicabili inoltre i sempre scarsi posti letto, come in passato, ma non credo che si debba decretare la vita o morte del San Giacomo solo in base a questo parametro, perché il servizio sanitario comprende anche molto altro (prevenzione, assistenza, ecc.).

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