Fu Giovanni Paolo II a istituire la Giornata mondiale del malato e scelse l’11 febbraio, ricorrenza della prima apparizione della Madonna a Lourdes l’11 febbraio del 1858. Per la celebrazione di quest’anno Papa Francesco ha puntato, nel suo messaggio, sulla solitudine dell’uomo e l’importanza delle relazioni umane. “Siamo creati per stare insieme, non da soli – è un passo della sua comunicazione – e proprio perché questo progetto di comunione è inscritto così a fondo nel cuore umano, l’esperienza dell’abbandono e della solitudine ci spaventa e ci risulta dolorosa e perfino disumana”. Il pontefice si è poi soffermato sulla condizione di fragilità e malattia, evidenziando quanto “la prima cura di cui abbiamo bisogno nella malattia è la vicinanza piena di compassione e di tenerezza”. Solitudine e abbandono, i pericoli del nostro tempo, ha sottolineato Francesco “conseguenza di una realtà che predilige la cultura dell’individualismo, coltiva il mito dell’efficienza, diventando spietata quando le persone non hanno più le forze per stare al passo”. Il nesso con il controverso tema dell’eutanasia, così legato alla “cultura dello scarto”, è evidente. Un pensiero costante del Papa, che nella enciclica Fratelli tutti ha toccato lo spinoso tema relativo alle “persone che non servono ancora, come i nascituri o non servono più come gli anziani”. Altro tema di rilievo l’alleanza terapeutica tra medico, paziente e familiare e “quanti vivono in povertà estrema”. Poi il tema dei conflitti “penso anche ai territori di guerra: lì sono violati ogni giorno diritti umani fondamentali. È intollerabile. Preghiamo per la martoriata Ucraina, per la Palestina e Israele, preghiamo per il Myanmar e per tutti i popoli martoriati dalla guerra”, ha concluso il pontefice, sempre orientato a “contrastare la cultura dell’individualismo, dell’indifferenza, dello scarto e a far crescere la cultura della tenerezza e della compassione”.

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