Postumi da Covid: è prematuro poter stabilire con certezza quali saranno le conseguenze della infezione da Sars-CoV2 a lungo termine nei cittadini che hanno contratto la malattia. Fin da ora si può però ipotizzare che una discreta percentuale avrà postumi legati alle alterazioni anatomo-patologiche che già si cominciano a vedere. I controlli delle tac, in coloro che hanno contratto la malattia con quadri più manifesti, mostrano già oggi immagini patognomoniche di interstiziopatia (processo infiammatorio del polmone, ndr) e di fibrosi polmonari irreversibili. Il professor Luca Richeldi, docente di Malattie dell’apparato respiratorio presso l’Università Cattolica di Roma, conferma “il sospetto che il Covid 19 possa comportare dei danni polmonari che non scompaiono alla risoluzione della polmonite” mentre il suo collega Angelo Corsico, direttore della Pneumologia dell’ospedale San Matteo di Pavia, mette l’accento sulla fibrosi polmonare quale pericolo del domani. Per questo a Pavia è attivo da tempo un ambulatorio post Covid dove i pazienti vengono sottoposti ad esame radiografico del torace, prove di funzionalità respiratoria, test del cammino (prova della capacità funzionale del paziente), ecografia toracica e cardiaca e, se necessario, tac del torace. Anche a Roma c’è qualche struttura analoga ma del tutto insufficiente rispetto alle necessità dei cittadini. Ancora Richeldi, sottolinea che “reliquati polmonari purtroppo ci sono e per questo avremo una nuova categoria di pazienti con cicatrici fibrotiche a livello polmonare, con insufficienza respiratoria che rappresenterà un nuovo problema sanitario”. Per questo, “si fa impellente la necessità, per la sanità pubblica, di dotarsi di centri di sorveglianza e di recupero di pazienti che hanno contratto il Covid in maniera seria”. Lo suggerisce Massimo Martelli, Chirurgo toracico già primario dell’ospedale Forlanini di Roma, chiuso dalla Regione Lazio il 30 giugno 2015 e lasciato in abbandono. “Proprio in virtù degli illuminati pareri dei due specialisti – continua il professore – a Roma la riapertura del Forlanini avrebbe un senso perché ci saranno in un futuro prossimo tante persone bisognose di un recupero della funzionalità respiratoria in un ospedale dedicato a questo tipo di trattamento. Serve una struttura con ampi spazi, non solo per le palestre ma che disponga di larghe aree verdi anche all’aperto. L’ospedale di Monteverde in origine fu un sanatorio e, proprio per questa sua vocazione, ai tempi in cui imperversava il mal sottile, grazie al suo parco di 14 ettari ben si prestava allo scopo, come potrebbe prestarsi ai giorni nostri”. E torna sull’inerzia dimostrata in questi lunghi anni dall’amministrazione regionale, a partire dal 2006, anno in cui si approvarono i primi provvedimenti per la dismissione, sempre rimandati per difficoltà oggettive e per la tenace opposizione di gran parte dell’opinione pubblica e dello stesso Martelli, strenuo difensore della struttura, considerata un’eccellenza nel campo della pneumologia. “C’è da augurarsi che i nostri amministratori adottino in questo caso una postura da statisti. Lo statista, come sosteneva Alcide De Gasperi, pensa alle future generazioni, il politico alle prossime elezioni. Noi abbiamo bisogno di una programmazione di ampio respiro, si tratta solo di recepire una domanda avvalorata dalle evidenze epidemiologiche” chiosa il professore.  (Foto Archivio storico Inps)

 

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