Depressione, uscire dal cono d’ombra. Nel Lazio c’è bisogno di servizi, operatori, investimenti

Convegno sulla depressione, sala Carroccio in Campidoglio

Sensibilizzare per combattere e prevenire. Questo è l’intento della Fondazione Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna), che dal 10 aprile 2019 – giorno in cui ha presentato alla Camera dei deputati un manifesto di “chiamata all’azione” contro la depressione – sta toccando tutte le regioni italiane per coinvolgere le istituzioni su quella che l’Oms indica come “la prima causa di disabilità a livello globale”. In Italia ne sono affette più di 3 milioni di persone, due terzi sono donne. In dieci anni la patologia è aumentata del 20 per cento. Nel Lazio sono 112 mila gli affetti da depressione maggiore; 11 mila non rispondono ai trattamenti e il tasso di incidenza nel sesso femminile è quasi doppio rispetto a quello maschile (9,1 per cento contro 4,8). Notevole la spesa sia per i costi sanitari che per quelli sociali, molto elevati. Una ricerca condotta nel 2015 da Francesco Saverio Mennini, docente di Economia Sanitaria dell’Università Tor Vergata di Roma, ha stimato in 106 milioni di euro annui, pari a 9.500 per beneficiario i costi per assegni ordinari di invalidità e pensioni di inabilità nel territorio regionale. Le province del Lazio con maggior numero di prestazioni previdenziali per depressione maggiore risultano nell’ordine Viterbo (3,1 assistiti), seguita da Roma (2,1) e Latina (1,9). Poi Frosinone (1,4) e Rieti (0,6). Nella tavola rotonda promossa dalla Fondazione il 17 febbraio in Campidoglio, riferendosi all’insoddisfacente offerta di assistenza e servizi della regione Lazio e alla “solitudine in cui sono lasciate le famiglie dei pazienti” Daniela Pezzi – presidente della Consulta regionale per la Salute mentale – ha rivolto al presidente Nicola Zingaretti la provocatoria richiesta di attivare due posti letto per le donne nei servizi psichiatrici di diagnosi e cura (Spdc) dei grandi ospedali romani. Oltre a tali difficoltà, emergono nel corso del confronto gli ostacoli posti di fronte agli operatori dei servizi psichiatrici che nella nostra regione soffrono per carenza di strutture e personale. Al centro delle riflessioni il decalogo proposto dal manifesto di Onda “uno strumento che auspichiamo sia la base per creare un tavolo interparlamentare che coinvolga tutti gli interlocutori”, commenta Francesca Merzagora presidente di Onda. Nei dieci punti proposti, si sostiene la necessità di intervenire per tempo nella diagnosi, potenziare la rete dei servizi territoriali, facilitare l’accesso alle cure, aiutare le famiglie, seguire le terapie, sostenere la ricerca, ridurre lo stigma e i costi diretti e indiretti, coinvolgere le istituzioni attraverso un “Piano nazionale depressione” a cui la Fondazione sta lavorando. E alcune proposte innovative quali la creazione di reti assistenziali territoriali, che vedano una stretta collaborazione tra medici di famiglia, dipartimenti di salute mentale che debbono essere rimodellati con risorse umane specializzate. In più l’ausilio della telemedicina e l’aumento dei finanziamenti destinati alla ricerca, al fine di ridurre i costi diretti – spese assistenziali e previdenziali – e quelli sociali relativi alle ore di lavoro perse e alla qualità della vita dei pazienti su cui la patologia ha un forte impatto.      

 

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