Tar Lazio: “Si alla risonanza dei privati”

Colpo basso per la Regione, già in affanno per il piano di rientro. Il Tar del Lazio ha annullato il decreto 34/11 “Remunerazione delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale dei soggetti privati accreditati per il 2011. Risarcimento danni”. Ovvero, secondo il dispositivo della sentenza “la Regione Lazio dovrà ripristinare il rapporto di accreditamento con la casa di cura ricorrente per le prestazioni di risonanza magnetica nucleare da erogare mediante macchinario 1,5 Tesla Sigma Excite, con conseguente ripristino del relativo budget”. Una vera e propria tegola in testa per gli uffici di via Rosa Raimondi Garibaldi che dal 2007 con delibere, provvedimenti vari, pareri dell’Asp, Agenzia di Sanità pubblica regionale – organismo tecnico di supporto dell’assessorato – erano riusciti a stabilire un tetto di spesa relativo al sistema di remunerazione delle prestazioni specialistiche ai privati accreditati. Dal 2008 si interruppe il rapporto e la nota casa di cura di Anzio, che si sentiva danneggiata, decise di depositare il ricorso. Quattro anni di battaglie legali che alla fine hanno visto soccombere una Regione che, secondo i ricorrenti “non ha tenuto conto degli sforzi economici fatti per l’acquisto della strumentazione all’avanguardia, acquisita nel mero interesse dei cittadini, per garantire una maggiore qualità delle prestazioni”. Il contenzioso è stato lungo: note, richieste, appelli agli organi regionali da parte della società che gestisce la clinica, alla fine la decisione del Tribunale amministrativo regionale, che ha accolto il ricorso tenendo conto del parere espresso dell’allora direttore generale della Asl Roma H, nel cui territorio di competenza ha sede la clinica. Luciano Mingiacchi, all’epoca manager dell’azienda sanitaria, supportato dalla direzione sanitaria si espresse a favore dell’acquisto reputando la strumentazione all’avanguardia ed efficace ai fini delle prestazioni agli utenti del territorio.

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