Servizi sociali, municipi sull’orlo
di una crisi di nervi

Il fondo nazionale per le Politiche sociali destinato al Lazio è diminuito dai circa 82 milioni di euro del 2007 ai 3,2 milioni del 2011. Milioni e milioni di trasferimenti statali in meno, un vuoto che difficilmente gli enti locali, già in affanno, riescono a colmare. Ne parliamo con Fabrizio Grossi, assessore alle Politiche sociali, cultura e sport del XV municipio di Roma (zona Portuense).

Servizi sociali, a che punto siamo nel XV municipio?

A  un punto mai toccato finora: per la prima volta quest’anno non abbiamo potuto organizzare i soggiorni estivi per gli anziani e non riusciamo a diminuire le liste d’attesa dell’assistenza domiciliare ad anziani, minori e disabili per insufficienti  fondi  da parte del Comune. Inoltre è  esplosiva la situazione del campo nomadi di via Candoni, prima esempio di integrazione e organizzazione e ora testimonianza del fallimento del piano nomadi di Alemanno. Il taglio dei fondi per la non autosufficienza, deciso dal Governo Berlusconi e confermato da Monti, porterà un’incredibile aggravio delle condizioni di persone già ai margini e bisognose di assistenza e accudimento.

 La legge sulla integrazione dei servizi socio-sanitari è del 2000.  Di quante risorse dispone oggi l’integrazione? 

Ė realizzata soprattutto attraverso i progetti del Piano Regolatore sociale del XV Municipio, tra cui sono particolarmente importanti le dimissioni protette e  l’assistenza domiciliare integrata. In mancanza di un chiaro riferimento normativo regionale e senza un vero impegno, in termini di risorse e personale, l’integrazione tra il sanitario ed il sociale è lasciata alla buona  volontà degli operatori del municipio e della Asl Roma D. La mia impressione è che ancora non si è capito come siano strettamente legati i due settori e come, molto spesso, un’ intervento precoce in uno dei due campi, vanifica o rende più leggero quello dell’altro campo. In questo senso, siamo purtroppo in ritardo sul Punto Unico di Accesso (PUA), che pur esistendo, non è riuscito ancora a funzionare a pieno regime, causa la carenza di personale.

La riforma Balduzzi sembra potenziare la medicina territoriale ma il Lazio è soggetto a piano di rientro

Già.. il Piano di Rientro. Il ministro rimanda alle Regioni l’organizzazione della riforma e quindi lo sviluppo del sistema territoriale. E qui, ovviamente,  cadrà l’asino. Non ricordo quanti infermieri mancano negli ospedali e nei territori e, per il blocco del turn-over dovuto al piano di rientro  non si può assumere. Con quale personale si farà questa assistenza territoriale? Non sarebbe il caso, fatto salvo l’importantissimo ruolo dei medici, di puntare su professionalità sanitarie non mediche? Oggi gli Infermieri e gli altri professionisti della sanità sono in grado di fornire risposte efficienti ed efficaci ai molteplici bisogni ed esigenze dei cittadini.

La Asl Roma D paga 3 milioni l’anno di affitto per i suoi ambulatori quando c’è il Forlanini vuoto e nel degrado

Sembra assurdo  che la ASL  paghi 3 milioni l’anno ai privati e quella meraviglia architettonica e storica sia abbandonata al degrado e all’incuria. Probabilmente non potrà essere tutta destinata al sanitario e quindi è importante pensare a  situazioni progettuali capaci di rispondere a esigenze diverse. A Roma, capitale d’Italia per esempio, manca da diversi anni l’ostello della gioventù. Credo sia l’unica metropoli a esserne sprovvista, alla faccia del suo ruolo nazionale ed internazionale . Gli edifici che danno sulla Portuense dovrebbero essere destinati a servizi sanitari (h 24) e sociali, abbattendo i costi pubblici che sostiene la ASL e fornendo ai cittadini servizi di qualità in luoghi dignitosi. Speriamo che il prossimo sindaco di Roma sia sensibile all’argomento.

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