Sanità e sociale: un nuovo modello creato insieme

Rodolfo-LenaIntervista con Rodolofo Lena, presidente Commissione Politiche Sociali e Sanità della Regione

Presidente, in sanità avete trovato una eredità pesante. Che risultati vorreste ottenere a fine legislatura?
È difficile ripensare un modello se, con una mano devi costruire, con l’altra tappare i buchi e far fronte alle emergenze quotidiane. Per questo, la risalita appare più faticosa, più ardua ma è l’ultima chance per lasciare ai nostri figli un sistema sociosanitario sostenibile, trasparente, sano, eliminando le inefficienze che hanno portato a buchi spaventosi nei bilanci regionali. È necessario avviare nuovi progetti (come le Case della Salute), che coinvolgano strutture pubbliche e le private accreditate, con l’obiettivo di intercettare la domanda di assistenza sociosanitaria del territorio, decongestionando gli ospedali. Un primo risultato politico che ci siamo dati come obiettivo è l’uscita della Regione dal commissariamento. In questi ultimi anni il blocco forzato del turn over penso abbia prodotto più danni che altro.
Molti sostengono che il sistema non regge: si contrae la sanità pubblica e si fa avanti il privato…
Al di là di appartenenze e ideologie, posso garantire che il presidente e commissario Zingaretti non intende escludere nessuno dal processo di risanamento e dalla costruzione di tale nuovo modello di gestione. L’importante è il rispetto delle regole: la Regione deve essere trasparente, efficiente e deve liquidare in tempi certi i propri debiti; le imprese che operano in sanità devono garantire la medesima trasparenza ed efficienza e onorare gli impegni assunti in fase di accreditamento, cosa non sempre avvenuta. Siamo pronti a considerare il privato accreditato come parte integrante del servizio pubblico, ma i servizi offerti e le garanzie di qualità devono essere uguali, se non superiori.
La devoluzione dei poteri alle Regioni, nella sanità mostra crepe o va bene com’è?
Abbiamo l’obbligo di garantire un Servizio sanitario nazionale uniforme e universale, come è stato pensato, facendo dell’Italia un esempio per molto tempo nel panorama mondiale. Non si torna indietro dalla riforma costituzionale in senso federale ma bisogna essere attenti a non creare dislivelli evidenti tra le Regioni. L’aspetto che più mi preoccupa è l’idea che in una Regione i servizi sanitari possano valere 10 e magari a poche centinaia di chilometri siano sotto la sufficienza. Il pendolarismo dei malati, la cosiddetta mobilità sanitaria, è un disagio per tutti ed è la prova del fallimento di un sistema. Dico di più: all’interno di una stessa Regione, come la nostra, si verifica lo stesso frenetico andirivieni di pazienti e famiglie.
Politiche sociali e sanità. Un nome, un programma. Chi si oppone all’integrazione socio-sanitaria e alla medicina territoriale?
La Regione si appresta a dotarsi finalmente di una legge che recepisce e dà nuova linfa alla legge quadro nazionale 328 del 200 in materia di servizi socio-sanitari sul territorio. Ci attende un duro lavoro ma abbiamo attivato in questi mesi tutti gli stakeholder per ascoltare la voce di ciascuno e recepire migliorie al testo base. In Commissione saremo pronti a tener conto di altri contributi costruttivi, convinti che l’iter di approvazione debba procedere spedito e dare concrete e rapide risposte agli strati più deboli della popolazione, vittime della crisi, della scarsa organizzazione delle politiche sociali, di una frammentazione e disomogeneità dei servizi. Il nuovo welfare regionale garantirà un raccordo più forte tra gli interventi sociali e sanitari a livello di programmazione, organizzazione, erogazione e finanziamento, eliminando l’attuale scollamento tra sistema sociale e sanitario, con cattiva qualità degli interventi e conseguente spreco di risorse.
Un’idea per armonizzare istanze di cittadini, operatori, imprenditori della sanità con il piano di rientro
Ci sono tante micro-decisioni alla base dei decreti firmati dal presidente-commissario Zingaretti: è lì che la buona politica può farsi portavoce di cittadini, professionisti e imprese. È ciò che stiamo facendo in Commissione, programmando circa tre audizioni a settimana (la fase dell’ascolto) e, nel contempo, discutendo e approvando leggi e delibere, la fase della costruzione di un nuovo modello.

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