Solidità antica significa futuro ambizioso, è una questione di retroterra. Ė questa la considerazione inattaccabile con cui Laura Gasbarrone – medico internista con solida esperienza di primariato, presidente dal 2010 della prestigiosa Accademia Lancisiana – il 14 maggio chiude un pomeriggio di studi dedicato al San Gallicano, l’antico ospedale di Trastevere, che ha fatto la storia della Dermatologia e si proietta verso un futuro di prestigio. L’Ospedalone, così i romani ribattezzarono l’imponente edificio nell’area di Transtiberim, il 14 marzo scorso ha compiuto 300 anni di vita e il miglior modo per celebrarlo, è stato ripercorrerne la storia con Lectio magistralis del professor Luigi Valenzano, già primario e da oltre 40 anni, punto di riferimento per la Dermatologia e Venereologia. Il San Gallicano, Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) dal 1939, grazie al progetto dell’indiscusso esponente del Rococò romano Filippo Raguzzini, si estende in tutta la sua lunghezza sull’omonima via, con le corsie alte nove metri e la chiesa a croce greca, progettata dallo stesso architetto a fare da fulcro: l’ingresso dei pazienti illuminato dalla protezione divina. L’antica Spezieria e il Teatro Anatomico a cui l’architetto Giacomo Palazzi, nel 1826, conferì la forma ellittica con diciotto illustri medici ritratti sulle pareti, arricchiscono il prezioso aspetto di quello che nacque come primo ospedale europeo dedicato alla cura delle malattie della pelle e le affezioni veneree. A fare da sfondo a tale importante opera la società del Settecento, rigidamente divisa tra ricchi e poveri derelitti, sovente affetti dalle malattie dei reietti – lebbra, tigna, rogna – a causa delle pessime condizioni di vita. Non ospizio di ricovero per poveri bisognosi o i pellegrini sfiniti, come gli antichi ospedali, ma un vero e proprio nosocomio di moderna concezione, con Bolla papale di fondazione, la “Bonus Ille” che Benedetto XIII promulgò il 6 ottobre 1726 e un vero e proprio regolamento interno del 1731, “Le Regole del Venerabile Spedale di Santa Maria e San Gallicano”, del cardinale Pietro Marcellino Corradini, ciò che oggi chiameremmo “atto aziendale”, con prescrizioni mediche e precetti morali, norme di comportamento e attribuzione di competenze, financo le regole per nutrirsi e per la vestizione al momento delle dimissioni. Sono molte le analogie con il presente: l’idea di fondare un ospedale si insinuò nella mente di Benedetto XIII proprio nell’anno del Giubileo, realizzando un’opera all’avanguardia in campo ingegneristico, definita da Giulio Carlo Argan “geniale connubio di estetica e razionalità, caso esemplare di ingegneria sanitaria”. A cominciare dal sistema idraulico, che vede nella fornitura della pregiata Acqua Paola l’adduzione delle acque bianche. Con la mirabile rete fognante, dotata dei cosiddetti “siedini” posti tra un letto e l’altro per lo smaltimento delle acque putride; poi la genialità del minuscolo corridoio esterno, posto a ridosso delle finestre e noto soltanto ai pedoni più attenti, per consentire agli infermieri di chiudere e aprire le imposte senza disturbare il riposo dei pazienti. O forse, per evitare una rischiosa promiscuità con i degenti, che fruivano di un ricambio d’aria grazie ad apparenti decorazioni a “rosetta”, con doppia funzione estetica e igienica quali sfiatatoi. C’è un filo conduttore nella vocazione del San Gallicano, che prende il nome dal console romano Flavio Gallicano, protettore dei reietti e dei malati, martirizzato nel 362 d.C. da Giuliano l’Apostata. Nato per la cura e l’assistenza ai più fragili, ha mantenuto nei secoli tale missione come esempio di protezione e assistenza ai poveri, anticipatore della moderna medicina sociale. Oggi l’Irccs nato a Trastevere ha la sua sede nel moderno quartiere di Mostacciano ma negli antichi locali prestano assistenza alle persone fragili l’Istituto nazionale per la salute delle popolazioni migranti e la Comunità di Sant’Egidio. E il futuro vede il San Gallicano proiettato verso ambiziosi traguardi, relativi alla ricerca che, per il direttore scientifico Maria Concetta Fargnoli dovrà diventare il faro dell’Istituto, dalla immunologia cutanea agli studi di genetica, con il supporto dell’intelligenza artificiale. Un piccolo miracolo, coniugare i notevoli traguardi raggiunti in campo scientifico-assistenziale con la vocazione da cui partì il fondatore Benedetto XIII, suggellata nella lapide posta sopra il portale a memoria della fondazione “NEGLECTIS REIECTISQUE AB OMNIBUS”. Un modello di integrazione, quello del San Gallicano, da portare a esempio di una medicina umana, vicina alla persona.

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