Pronto soccorso: a Roma negato il diritto alla salute

SOCCORSI ROMA A RISCHIO, AMBULANZE FERME IN OSPEDALIComincia a far sentire i suoi effetti il taglio di 237 posti letto a Roma, per ridistribuirne un po’ nelle province del Lazio. Martedì 7 gennaio, ore 21.18: al pronto soccorso del San Camillo sono 120 le persone in attesa di essere visitate. Per i codici verdi si prevede addirittura una ‘sosta’ di tre giorni. Medici e infermieri sono esasperati. In tanti, finito il turno, sono costretti a restare inchiodati al paziente a cui si stanno dedicando, in regime di ‘volontariato’ perché nessuno retribuisce le ore di necessario trattenimento in servizio. Sant’Andrea stesso quadro, qui addirittura i pazienti con sofferenza bronco-polmonare sono ricoverati in ortopedia per disperazione. L’istantanea è scattata dal presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato, durante uno dei numerosi blitz a sorpresa in reparti e servizi degli ospedali regionali, che l’associazione è solita compiere. “Potremmo citarli tutti, i pronto soccorso romani, che vivono i riflessi negativi del selvaggio taglio di ulteriori 237 posti letto, per agevolare altri comuni e province del Lazio”, sottolinea il presidente Maritato che aggiunge: “nella redistribuzione legata alla riorganizzazione della rete sanitaria sono stati premiati gli ospedali delle province rispetto a quelli della Capitale, non si sa in nome di cosa. O meglio, crediamo di saperlo. Nella guerra tra poveri innescata dai decreti del commissario ad acta per la sanità Nicola Zingaretti – incalza il presidente – viene il sospetto che, piuttosto che basarsi su una oculata programmazione si sia privilegiato il concetto del campanile, o meglio, del collegio elettorale. Non vorremmo che fosse sufficiente un comunicato di fuoco di qualche consigliere che ha il suo orticello qua e là nella Regione Lazio, per far scattare la molla del letto-premio a dispetto di Roma. Siamo vicini pertanto, a quei direttori generali delle grandi aziende romane che si barcamenano ogni giorno per garantire i livelli minimi di assistenza, quotidianamente negati dal pull regionale che gestisce la sanità pubblica”, conclude Maritato.

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