Soccorritore, autista soccorritore e operatore tecnico di centrale operativa. Tre figure professionali che chiedono da tempo il riconoscimento delle proprie competenze e in Lombardia, tale aspirazione potrebbe essere presto soddisfatta. Ė questo l’obiettivo che si prefigge il progetto di legge presentato il 1° febbraio in commissione Sanità nel palazzo del “Pirellone”, sede della Regione, a firma della presidente di commissione Patrizia Baffi e del consigliere Christian Garavaglia. Vuole bruciare le tappe l’ente presieduto da Attilio Fontana e, attraverso l’atto consiliare degli esponenti di Fratelli d’Italia, intende fare da apripista per le altre regioni. Si tratta di una proposta di legge, prima in Italia a livello regionale, che si propone di riconoscere, valorizzare e promuovere la figura del soccorritore volontario, dell’autista soccorritore e del tecnico di centrale operativa, che grazie a specifici percorsi di formazione possono acquisire adeguata competenza professionale e capacità di risposta in situazioni di grave criticità, che necessitano di competenza in materia di emergenza/urgenza e capacità decisionale. Conseguito l’attestato, obbligatorio per esercitare l’attività, i 30 mila operatori che, attualmente in Lombardia svolgono attività di volontariato rappresenteranno un valore aggiunto per l’Areu, agenzia regionale di emergenza e urgenza, come professionisti in grado di giovarsi di tutte le garanzie professionali. Plaudono al provvedimento, il segretario nazionale Gianluca Giuliano e il segretario regionale della Ugl Salute Diego Bollani. “La nostra sigla si è sempre battuta per il riconoscimento di questi professionisti che da anni svolgono il proprio lavoro nel sistema dell’emergenza-urgenza creando un coordinamento nazionale”, dichiarano in una nota, evidenziando l’impegno del presidente dell’organismo Giuseppe Catalano, “che ha portato sui tavoli di istituzionali le nostre idee per una riforma strutturale del servizio – precisano i sindacalisti – ci auguriamo che questa proposta di legge possa essere d’esempio e dare slancio a un percorso a livello nazionale che, come auspichiamo da tempo, restituisca dignità, diritti e un connotato professionale certo a queste figure fondamentali, che devono assolutamente essere riconosciute dal nostro Servizio sanitario nazionale”, concludono Bollani e Giuliano.

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