I medici a gettone arrivano nel Lazio. Sarà il pronto soccorso degli ospedali della Asl di Viterbo, per la precisione il Belcolle nel capoluogo, l’ospedale di Tarquinia e quello di Civita Castellana a ingaggiare per tre mesi i camici bianchi, prorogabili per altri due “nelle more dell’espletamento del concorso pubblico”. Finora tutte le procedure di reclutamento messe in campo dalla Asl – bandi, avvisi pubblici, mobilità – sono andate deserte così, per garantire i livelli essenziali di assistenza, si ricorre alla scelta estrema: specialisti dipendenti da cooperative, con una retribuzione maggiore di quattro volte rispetto ai colleghi di ruolo. E monta anche un’altra polemica, quella relativa ai titoli che in alcune regioni italiane, ha messo in allarme molte aziende sanitarie e ospedaliere che stanno effettuando controlli rigorosi sulla validità e/o equiparazione dei corsi di studio, specie quelli che riguardano medici stranieri. Alle polemiche risponde Foad Aodi, presidente Amsi – associazione medici stranieri in Italia e della Unione medica euro mediterranea Umem, che spiega la casistica degli ingaggi dei professionisti, secondo i diversi iter che permettono l’esercizio della professione medica in Italia. “Per superare la disinformazione, che alimenta discriminazioni nei confronti dei medici stranieri – spiega Aodi – mettiamo a disposizione gratis i nostri servizi per fornire tutte le spiegazioni del caso”. Il professore chiarisce che sono in atto tre diverse modalità di ingaggio per i medici assunti temporaneamente: un iter ordinario che prevede il riconoscimento della laurea, l’iscrizione all’albo e la conoscenza della lingua italiana; c’è una seconda possibilità di essere assunti a tempo grazie al decreto Cura Italia, per sopperire all’emergenza Covid o la possibilità di ingaggio dei sanitari provenienti dall’Ucraina e, in tal caso, non  necessità riconoscimento della laurea ma solo l’iscrizione all’albo del proprio paese. Da ultimo, per riempire i vuoti in organico, si ricorre a convenzioni con le università o ai cosiddetti gettonisti. In entrambi i casi necessitano tutti i requisiti previsti per le assunzioni ordinarie, ovvero laurea riconosciuta in Italia, iscrizione all’albo e conoscenza della lingua italiana. “Sono meno del 5% le domande dei medici stranieri o ucraini accolti in base al Cura Italia – precisa Aodi – per cui nessun allarme. Le criticità esistono da almeno 15 anni e noi le avevamo denunciate per tempo ma è mancata la programmazione”. Per questo il professore chiede “una maggiore collaborazione istituzionale e tra la sanità pubblica e privata”. Sollecita inoltre i sindacati a programmare un censimento per definire il fabbisogno reale, in un’ottica di perfetta integrazione dei medici stranieri nelle strutture italiane.

 

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