Quel male nel corpo che non è altro che un riflesso del male nell’anima. Si tratta di un conflitto aspro, continuo con la propria immagine, vissuto in prevalenza dagli adolescenti, specie se ragazze ma può riguardare tutti, anche in età adulta. Si tratta del disturbo da dismorfismo corporeo o dismorfofobia, presente dal 1980 nel ‘Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali’, colpisce il 2,5% della popolazione e può arrivare a compromettere la vita quotidiana e forse il dato statistico è sottostimato. Per questo le istituzioni corrono ai ripari e, tra i primi, lo fa l’amministrazione comunale di Frosinone, che il 29 marzo ha promosso un convegno nella sala consiliare di via Plebiscito, a cui hanno partecipato esperti e associazioni di volontariato che operano nel settore dei disturbi alimentari, patologie che di frequente colpiscono i soggetti affetti da disturbo da dismorfismo. L’evento, come è emerso dalle relazioni, è solo l’inizio di un percorso che si snoderà in vari appuntamenti, specie nelle scuole del territorio perché, nel caso di quella che è una vera e propria patologia, l’importante è la comunicazione e soprattutto la capacità di riconoscere i campanelli di allarme del disturbo, per contrastarlo fin dalle prime avvisaglie. “Si tratta di affrontare il fenomeno attraverso un’azione di informazione il più capillare possibile”, ha dichiarato il sindaco del capoluogo ciociaro Riccardo Mastrangeli che, d’intesa con la consulente d’immagine Roberta Proietti intende proporre il tema negli istituti di istruzione. Si assiste a forme di sofferenza vissute soprattutto dalle fasce adolescenziali, che meritano attenta osservazione. Tutti concordi i partecipanti al dibattito, tra cui la psichiatra dell’Università “La Sapienza” di Roma Daniela Cifani e il dirigente della Polizia di Stato Emanuele Ricifari. Moderatrice dell’incontro la giornalista Hoara Borselli, volto televisivo di Mediaset e redattrice de “Il Giornale”. Un impegno delle istituzioni in prima linea, contro l’imperante omologazione a cui tendono le giovani generazioni, spinte dall’ansia della perfezione e dalla conquista di un “Mi piace” sui social, involontari moltiplicatori delle tendenze più devastanti della nostra quotidianità. (Nella foto: Hoara Borselli e Roberta Proietti)

 

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