Infermieri: tutti i rischi della professione
Studi e indagini attestano la correlazione tra turni stressanti e invecchiamento precoce
Vertenza infermieri, la storia infinita. Il disagio della professione non è determinato soltanto dalle ricorrenti motivazioni, legate alle non cospicue retribuzioni, alla scarsa motivazione e alle aggressioni durante il servizio. Un ruolo di primo piano, nel disagio dei professionisti della salute, è riservato allo stress dovuto ai turni impossibili, alla cosiddetta pronta disponibilità che da misura eccezionale è diventata routine. Se a questa si aggiunge la scarsa dotazione di professionisti, che favorisce maggiori carichi di lavoro, il quadro è senz’altro complesso. Ė questa la riflessione che il sindacato di categoria Nursing Up affida a una nota del presidente Antonio De Palma (nella foto), in cui si sottolinea come, ai sette turni aggiuntivi previsti da contratto per coprire improvvise necessità di reparto, nel 2023 si sia arrivata a quindici “richiami” in servizio in un mese per ogni singolo operatore e a un carico di pazienti, molto superiore a quelli previsti da tutti i protocolli di lavoro. In pronto soccorso, ad esempio, l’Italia infrange ogni limite stabilito dall’Oms che è di sei persone per professionista, che da noi salgono fino a tredici “con un rischio clinico altissimo” sottolinea De Palma. Ulteriore elemento di preoccupazione, sono gli studi effettuati da prestigiose istituzioni quali il Karolinska Institute, università medica svedese fondata nel 1810 e l’indagine Nurses’ Health Study, che esamina i fattori di rischio delle principali malattie croniche delle donne. Da tali indagini emergono i rischi derivanti dallo sfasamento del ritmo sonno-veglia e della riduzione della melatonina, ormone che protegge l’organismo. Tutte conseguenze dei turni di notte che, a lungo andare, sarebbero responsabili di una accelerazione dell’invecchiamento e di un possibile deterioramento precoce della salute, come riportato dall’autorevole rivista “The Lancet”. “Turni notturni consecutivi – è scritto nella nota sindacale – consentiti dalla legge ma non umani”. Tanto che la stessa Organizzazione mondiale della Sanità, sulla base delle proiezioni della Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), ha classificato il lavoro notturno come probabilmente cancerogeno. “I nostri infermieri vengono spremuti come limoni giorno e notte – continua De Palma – diciamo basta con lo sfruttamento: chiediamo assunzioni, rispetto dei contratti, ritmi sostenibili e retribuzioni dignitose”. Precarie condizioni psicofisiche che pesano sul servizio, specie quando si è richiamati per coprire altre assenze, che causa la carenza di 175mila unità come denuncia il Nursing, sono all’ordine del giorno.