In occasione della Giornata Internazionale dell’Infermiere, la Uil intende ribadire con forza quanto la figura di questo professionista dell’assistenza sia centrale per garantire il diritto alla salute, sancito dalla nostra Costituzione. Oggi, più che mai, è necessario restituire dignità, voce e concretezza a una professione che troppo spesso viene celebrata solo a parole ma dimenticata nei fatti. A distanza di quasi due anni dalla presentazione del decreto ministeriale 77, che avrebbe dovuto riformare la medicina territoriale, il governo Meloni non ha ancora dato piena attuazione a quanto promesso.  Il modello dell’infermiere di famiglia e di comunità, uno dei pilastri di quel progetto, è rimasto sulla carta. Una figura fondamentale per l’assistenza domiciliare, la prevenzione, l’educazione sanitaria, soprattutto nelle aree interne e periferiche, continua a non essere valorizzata né integrata nel sistema. Questa mancanza si inserisce in un quadro drammatico di carenza di personale: in Italia mancano oltre 66.670 infermieri, secondo il nostro studio Uil. Una cifra che cresce anno dopo anno e che si traduce in turni massacranti, burnout e qualità dell’assistenza compromessa. L’Oms raccomanda almeno 9 infermieri ogni 1.000 abitanti, ma in Italia siamo fermi a 5,7. La carenza strutturale è particolarmente grave nelle Rsa e nei servizi sociosanitari, dove gli infermieri sono lasciati senza risorse, senza tutele, con responsabilità crescenti e stipendi inaccettabilmente bassi. Proprio sul piano retributivo, registriamo una disparità inaccettabile: gli infermieri impiegati nel settore sociosanitario privato guadagnano in media il 30-35% in meno rispetto ai colleghi del settore pubblico, pur svolgendo spesso mansioni analoghe e con pari complessità. Non è solo una questione di giustizia salariale: è una ferita al principio di equità, è la mercificazione di un diritto universale. In un Paese che continua a tagliare sulla sanità pubblica – oltre 37 miliardi di euro in meno negli ultimi 10 anni – è chiaro che senza investimenti strutturali, senza nuove assunzioni, senza il riconoscimento pieno della professionalità infermieristica, come di tutte le professioni, non ci sarà alcuna vera riforma della medicina territoriale. La Uil continua a chiedere con forza l’attuazione immediata del decreto 77 del ministero della Salute e l’attivazione del modello dell’infermiere di famiglia. Serve un piano straordinario di assunzioni per colmare il gap strutturale; bisogna garantire la parità salariale e contrattuale tra infermieri del pubblico e del privato e il riconoscimento pieno delle competenze avanzate e maturate attraverso il rinnovo dei Contratto collettivo nazionale. Occorre per la Uil rimettere la salute al centro della agenda politica non come costo, ma come investimento e salvaguardare l’universalità del diritto alla salute di tutte le persone.

Commenti Facebook:

Commenti