“Mister vaccino” non demorde.  Alessio D’Amato, assessore alla Sanità della Regione Lazio, identificato da Emilia Patta su “IlSole24Ore” del 10 novembre come il più efficiente organizzatore di somministrazioni, sfida il centrodestra alla Regione Lazio e sceglie un evento di grande visibilità al teatro Brancaccio di Roma. Entrato in giunta come esponente di “Sinistra italiana”, si è ben presto inserito nel Pd di Zingaretti e fin dall’inizio, ha mostrato uno spiccato interesse per la sanità, con un esordio nella omonima commissione dal 2005 al 2010, occupandosi anche di bilancio e sicurezza sul lavoro. Nel 2013 coordina la cabina di regia di Asl e ospedali in periodo di commissariamento del settore. La sua laurea in sociologia la ottiene discutendo una tesi sugli “Aspetti critici della riforma sanitaria”. Nel 2005 pubblica “Lady Asl. La casta della sanità”, una raccolta di articoli sul sistema di corruzione orchestrato da Anna Giuseppina Iannuzzi, coadiuvato dal giornalista Dario Petti. (https://www.sireneonline.it/wordpress/sanita-da-lady-asl-a-mister-onlus-lassessorato-scotta/). L’azione sul campo inizia a svolgerla in tempo di pandemia, quando si trova di fronte allo tsunami che ha sconvolto il mondo e che lui nel Lazio, affronta di petto, rivolgendo le sue attenzioni al modello israeliano: inoculazioni a raffica anche in notturna, porte aperte agli studenti, grandi strutture votate a somministrare il farmaco che riduce gli effetti del Covid. C’è però il rovescio della medaglia. Il roboante assist fornitogli da Carlo Calenda, è appena appena scalfito da un gruppo di oppositori che irrompe al Brancaccio brandendo uno striscione contro il termovalorizzatore a Roma – bocciato da Zingaretti approvato da Gualtieri – e distribuendo volantini dall’eloquente titolo: “L’assessore e il saccheggio della sanità”. Nel testo sono elencate con minuzia tutte le responsabilità che secondo i firmatari “Blocchi precari metropolitani” e “Coordinamento regionale sanità” sarebbero da attribuire alla politica sanitaria di D’Amato, sulla base del “Rapporto Oasi dell’Università Bocconi del 2019”: il taglio di un terzo dei posti letto negli ospedali del Lazio, l’incidenza dell’attività delle strutture private accreditate che risulta del 49% nell’ambito della offerta di salute, il depotenziamento dei presidi pubblici, specie nel caso di ricoveri post-acuzie, in cui il privato farebbe la parte del leone con il 92% di posti letto a disposizione. Risulta dal rapporto che, nel giro di 20 anni, il peso complessivo del privato accreditato sul pubblico sarebbe aumentato dal 39 al 58%. Risultato di tale sbilanciamento, lo spettacolo che abbiamo davanti quotidianamente: interminabili liste di attesa in Asl e ospedali, pronti soccorsi come gironi danteschi, con il paradossale risultato di ulteriori 48 milioni concessi dalla Regione ai privati per smaltire gli arretrati della sanità pubblica. Infine, le annunciate assunzioni di personale mai realizzate completamente. Una guerra su tutta la linea, che potrebbe scalfire il già tiepido appoggio del Pd a “Mister vaccino”, così come la recente condanna della Corte dei conti, che chiede a D’Amato la restituzione di 275mila euro concessi all’allora consigliere regionale per una associazione benefica pro-Amazzonia e che, secondo i giudici contabili, sarebbero stati impiegati per finanziare la campagna elettorale del futuro assessore alla Sanità. Non tutto però è perduto. A conforto del papabile candidato alla presidenza, arriva una lettera di sostegno datata 9 novembre, su carta personale di Mariella Enoc, potente presidente del Bambino Gesù, in cui la volitiva rappresentante della Santa Sede, sostiene e incoraggia la corsa di D’Amato per “l’onnipresente encomiabile impegno nella sanità regionale” caratterizzato da una presenza “in strada, tra la gente, con le suole consumate delle scarpe, segno della buona politica”. Testuale.

(Nella foto: D’Amato, Parolin, Enoc, Zingaretti, Montino)

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