Cimo, le proposte dei medici per una sanità migliore
Audizione alla Camera sul disegno di legge che regola l’offerta di prestazioni sanitarie
Livelli essenziali di assistenza: per la Cimo-Fesmed – sindacato che rappresenta più di 14mila medici – per ridurre i tempi di attesa delle prestazioni e garantire la loro erogazione occorre rilanciare l’offerta sanitaria investendo nel Servizio pubblico. Essenziale è la riorganizzazione del Servizio sanitario nazionale “attraverso un intervento legislativo organico e di ampio respiro – scrivono in una nota i sindacalisti – che porti alla soluzione delle vere cause dei tempi di attesa”. Il tema è stato oggetto della audizione del 20 maggio alla commissione Affari sociali della Camera dei deputati, che aveva quale ordine del giorno la discussione sul disegno di legge “Misure di garanzia per l’erogazione delle prestazioni sanitarie e altre disposizioni in materia sanitaria”. Sotto la lente di ingrandimento la causa principale delle criticità sanitarie: la carenza di personale e di posti letto, di ambulatori e di strutture. Tra le richieste principali presentate dal Presidente Cimo Guido Quici, la reintroduzione dell’affidamento ai medici, in maniera esclusiva, di diagnosi, prognosi e terapia. Potrà sembrare una sottigliezza ma proprio l’aggettivo “esclusiva” è stato motivo del contendere in quanto soppresso dal testo originale della proposta di legge nel passaggio al Senato, esclusione che comprometterebbe, secondo i camici bianchi, la sicurezza delle cure “rendendo possibile una commistione di ruoli e responsabilità”. Un tema ricorrente nella disorganizzata sanità attuale, in cui il proliferare di figure professionali, non sempre costituisce un valore aggiunto se le competenze vanno a confliggere una con l’altra. Quici ha evidenziato l’importanza di includere rappresentanti dei professionisti sanitari nel “Sistema nazionale di governo delle liste di attesa” e nell’Osservatorio nazionale dedicato alle stesse; ha sottolineato l’inefficacia delle soluzioni individuate dal ministero della Salute per ridurre i tempi di offerta delle prestazioni, basate esclusivamente su prestazioni aggiuntive e su contratti precari. Non secondario l’aspetto economico: è stata contestata la decurtazione del 50% dei fondi stanziati dalla legge 213 del 30 dicembre 2023, legge di Bilancio, per finanziare l’incremento della tariffa per le prestazioni aggiuntive dei medici dipendenti del Servizio sanitario nazionale al fine di ridurre le liste d’attesa. Un ventaglio di rivendicazioni, a cui si aggiunge da ultima, e non per importanza, la necessità di subordinare l’accesso ai fondi per la sanità privata accreditata, alla firma dei contratti collettivi dei dipendenti. Per consultare il testo presentato: https://www.federazionecimofesmed.it/…/ddl-prestazioni…/