Tivoli, dopo un anno e mezzo di indagini, emergono le prime presunte responsabilità per dirigenti, tecnici e operatori dell’ospedale San Giovanni Evangelista, che la notte dell’8 dicembre 2023 fu devastato dalle fiamme.  Le indagini della Procura, che partivano dalla imputazione di omicidio colposo plurimo e incendio colposo, avrebbero escluso il dolo e i magistrati avevano fin dall’inizio concentrato la propria attenzione sui dispositivi di prevenzione del nosocomio, che hanno subito rivelato significative lacune. In quella terribile notte, intorno alle 22:30, le fiamme partirono dall’esterno, dai rifiuti stoccati sul retro: la causa un corto circuito o forse un mozzicone di sigaretta. Subito furono sequestrate alcune aree dell’ospedale e a fare le spese del rogo furono tre anziani, di età compresa tra i 76 e gli 86 anni. Sebbene le fiamme siano state spente in breve tempo, prima che avvolgessero completamente quell’ala del nosocomio, sono stati particolarmente colpiti i locali della camera mortuaria, il pronto soccorso, la terapia intensiva e il reparto per degenti affetti da Covid, situazione che impose l’evacuazione di 160 pazienti, i meno gravi alloggiati temporaneamente in una palestra vicina, gli altri negli ospedali di Roma che avevano letti a disposizione. E oggi gli inquirenti hanno notificato a dieci persone, tra dirigenti, tecnici e addetti alla sicurezza dell’ospedale della Asl Roma 5 gli avvisi di garanzia. Capi d’imputazione cooperazione in incendio e omicidio colposo. Sotto la lente di ingrandimento i responsabili della prevenzione della struttura e l’impianto antincendio, mai adeguato dal 2016, nonostante nel 2022 ne fossero stati aggiudicati i lavori per l’ammodernamento. Spicca poi la figura del responsabile della sicurezza, risultato non presente la notte dell’8 dicembre e, allo stesso tempo, emergerebbero responsabilità di coloro che avrebbero dovuto liberare l’ospedale dai rifiuti accumulati in un cortile interno. Molti gli allarmi dei vigili del fuoco che sembrerebbero essere stati ignorati dalla direzione ospedaliera e dalla Asl. E ora la giustizia farà il suo corso e certamente non mancheranno sorprese. Una situazione, quella del pericolo di incendi nei nosocomi del Lazio, a cui si sta tentando di porre riparo in ritardo. Numerosi sono gli episodi di combustione verificatisi nei nosocomi romani e del Lazio. In tutta Italia, in media, sono cento l’anno. Un decreto ministeriale del 2015 detta regole rigidissime nell’ambito della prevenzione incendi e quasi tutti gli ospedali hanno provveduto all’adeguamento. Purtroppo, non tutti garantiscono ancora una totale sicurezza. Da una rilevazione del comando dei vigili del fuoco del 2015, a Roma e provincia su 175 strutture, tra cui molte Rsa e case di cura private, soltanto l’8% ovvero 11 presidi risultavano dotati del regolare certificato antincendio. (Foto: dal Comando Vigili del Fuoco)

 

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