Padova, un servizio per la salute femminile
Vulvodinia, ne soffre il 15% delle donne. Nuovo centro con approccio multidisciplinare
Un ambulatorio altamente innovativo, professionisti e professioniste di primo livello e due modernissimi macchinari chiamati Ophelia (sistema di radiofrequenza uroginecologica) e Liberty, (sistema di elettrostimolazione e biofeedback) permetteranno in Veneto di prendere in carico, diagnosticare e poi curare molte donne affette da vulvodinia, una malattia poco nota da essere misconosciuta fino a pochi anni fa e trattata come problema mentale da psicologi o psichiatri. L’innovativo servizio è stato presentato il 23 maggio all’Azienda Ospedale Università di Padova, importante centro per la salute della donna, anche riproduttiva e per tale motivo – e per le attinenze ostetrico ginecologiche – è stato inglobato nell’area della Procreazione medicalmente assistita (Pma) diretta da Alessandra Andrisani. Insieme alla professoressa, erano presenti al momento dell’attivazione l’assessore alla Sanità della Regione Veneto Manuela Lanzarin e il direttore generale aziendale Giuseppe Dal Ben. La vulvodinia è una patologia cronica molto diffusa e dolorosa che interessa una donna ogni sei. Colpisce il 15 per cento della popolazione con un picco di incidenza tra i 20 e i 40 anni. Per una diagnosi certa, a causa della complessità del quadro clinico, spesso passano due o cinque anni da quando compaiono i primi sintomi (dolore e bruciore) a quando si può formulare una prognosi. “Il servizio si inserisce nel solco di una delibera regionale del 2022 – ha dichiarato l’assessore – che pone al centro la tematica della procreazione assistita, tema sviluppato negli anni ponendo l’accento su ulteriori patologie femminili da sconfiggere, per andare incontro al desiderio di procreare delle coppie, garantendone la serenità psicologica”. Un lavoro di squadra tra Regione, Azienda e l’Associazione Brelù di Bassano, che si occupa di preservare la fertilità delle donne malate oncologiche. La prima paziente è stata presa in carico il 4 aprile “Un risultato che conferma la strategia della sanità veneta – continua l’assessore – che manifesta un impegno massimo, a 360 gradi nei confronti della salute della donna”. L’ambulatorio assicura un percorso di cura multidisciplinare con ginecologo, ostetrica, psicologo, fisiatra, fisioterapista e un ginecologo esperto in medicina della riproduzione. L’investimento per la struttura è pari a 48.500 euro, in una unità operativa impegnata inoltre nella ricerca, con due studi clinici in corso, incentrati su microbiota, microbioma, vulvodinia, non tralasciando la qualità della vita delle pazienti affette.