Carenza medici, la Regione prepara il bando
Congresso Fimmg: richieste alla Regione per accelerare i tempi dell’accordo integrativo
Un problema annoso che va avanti da anni. A Roma mancano 300 medici di famiglia e 300mila cittadini sono privi di assistenza mentre nel Lazio il numero sale a 500, con 500mila residenti che lamentano l’assenza del camice bianco. L’allarme arriva dal Congresso dei medici di medicina generale della Fimmg di Roma e del Lazio – organizzazione sindacale che associa la maggior parte dei professionisti della medicina di base – che ha aperto i battenti il 23 maggio, insieme alla Scuola di formazione in medicina di famiglia al Carpegna Palace Hotel e andrà avanti fino al 25. Inutile sottolineare quanto la situazione svantaggi gli assistiti più fragili e coloro che vivono nelle zone più decentrate. Le segnalazioni di carenza dei professionisti arrivano infatti dai quartieri di Dragona, Trullo, Torrenova, Tor Bella Monaca, Torre Angela, tanto che si parla di “diritto alla cura negato”. Un argomento che infiamma il congresso, che riesce così a monopolizzare l’attenzione dei media ed evidenzia la messa in discussione della cosiddetta medicina di prossimità, che vede i cittadini privati della possibilità di poter scegliere il proprio curante. Il discorso non cambia, anzi peggiora in provincia e nei centri minori del Lazio. “La carenza dei medici è una stima basata su dati concreti e segnalazioni che arrivano dagli organismi dei municipi romani”, precisano dall’assise dei medici, manifestando tutte le migliori intenzioni per avviare un dialogo con la Regione Lazio affinché si pervenga alla firma dell’accordo integrativo previsto dal contratto nazionale, che sarebbe il miglior viatico per procedere al tempestivo reperimento di professionisti. Sotto accusa, la mancata definizione delle “zone carenti”, un atto amministrativo a cui sembra stiano provvedendo le Asl con una rilevazione che sta però assumendo tempi piuttosto dilatati mentre, da parte della Regione Lazio, c’è la rassicurazione che si sta provvedendo alla stesura del nuovo accordo che prevede l’assegnazione di 1200 assistiti per ogni medico. Un tema spinoso, quello della medicina generale e dei pediatri, ereditato da una mancata programmazione nel passato, a cui si è dovuto porre rimedio con soluzioni improvvisate e interventi tampone, che non hanno cancellato l’emergenza. Per non parlare delle “Unità di cure primarie”, studi di medici associati che, se da un lato hanno facilitato la gestione degli ambulatori con minori costi di gestione, dall’altro non hanno certamente agevolato i residenti che si trovano a vivere in zone meno attrattive.