Ė sicuramente un tema divisivo quello sulla efficacia dei vaccini o, meglio, quello che riguarda l’obbligo vaccinale, argomento che ha invaso le cronache di un Ferragosto che per la sanità si annunciava tranquillo. La frettolosa procedura con cui il ministro della Salute Orazio Schillaci ha nominato e, successivamente congelato la commissione consultiva di esperti sul tema, ha lasciato pesanti strascichi polemici e ora, sarà interessante valutare i criteri che guideranno la scelta dei futuri componenti. I due specialisti su cui si sono riversate le critiche di una agguerrita parte della comunità scientifica, il pediatra Eugenio Serravalle e l’ematologo, docente di Patologia generale Paolo Bellavite, hanno vigorosamente smentito l’etichetta di “no vax” con cui la maggior parte della stampa li ha bollati, precisando che la loro posizione si sostanzia nell’aver solamente affermato che “la necessità di un vaccino va valutata scientificamente in termini di rapporto tra benefici e rischi”. Una asserzione che, se fosse stata seguita in tempo di inoculazioni anti Covid, forse avrebbe potuto salvare la giovane vita di Camilla Canepa, 19enne ligure vittima del siero prodotto dalla multinazionale AstraZeneca. Così, una parte dei sanitari, si interroga sugli obblighi vaccinali imposti nel 2017 dall’allora ministro della Salute Beatrice Lorenzin che nel 2014 fu nominata da Barak Obama, rappresentante dell’Italia quale Nazione capofila per cinque anni, delle strategie vaccinali nel mondo, con conseguente campagna informativa negli istituti di istruzione per illustrare “corretti stili di vita associati alle vaccinazioni”. Con tali presupposti, l’Italia si colloca come Paese che, insieme a quelli dell’ex blocco sovietico, è tra i primi in Europa per numero di vaccinazioni obbligatorie. La storia parte nel 1888 con i provvedimenti di Francesco Crispi sull’antivaiolosa di massa ma, in precedenza erano stati i pontefici, prima dell’Unità d’Italia a promuovere le inoculazioni. Va avanti Benito Mussolini nel 1939 con l’antidifterica per i bimbi nei primi due anni di vita. Ulteriori obblighi arrivano negli anni Sessanta, con l’antitetanica nel 1963 e l’antipolio nel ’66. Nel 1991 è la volta del vaccino antiepatite B, imposto dall’allora ministro della Sanità Francesco De Lorenzo. Una vicenda che ebbe un risvolto giudiziario con la condanna dello stesso ministro e del direttore del settore farmaceutico del dicastero Duilio Poggiolini – passata in giudicato in Cassazione – per aver incassato 600 milioni di lire dall’azienda Glaxo-Smith Kline, unica produttrice del vaccino Engerix B, “facilitata” dall’intermediazione dei due inquisiti. Da ultimo, l’obbligo vaccinale imposto nel 2017 dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che con la legge 119 ribadisce il vincolo, per i minori di età compresa tra 0 e 16 anni, per l’antipoliomielitica; antidifterica; antitetanica; antiepatite B; antipertosse; anti Haemophilus Influenzale tipo B; antimorbillo; antirosolia; antiparotite; antivaricella allineandoci, per numero di inoculazioni obbligatorie a Francia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Lettonia, Polonia, Romania, Slovacchia e Slovenia. Fonte: Eurosurveillance, 2012 (Nella foto: Camilla Canepa)

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