Una casa di solidarietà, nel ricordo di Ema
Casa per l’ospitalità alle famiglie dei pazienti degli Ifo, aperta a Spinaceto, vicino all’ospedale
Solidarietà a Spinaceto, quartiere di Roma Sud fuori raccordo, entrato nell’immaginario collettivo per una celebre citazione di Nanni Moretti nel film del 1993 “Caro diario”, in cui il regista esprime compiacimento per un luogo criticato che, a suo giudizio “non è niente male”. E anche in fatto di solidarietà questo corposo insediamento progettato negli anni Sessanta del secolo scorso, sta dando i suoi frutti, per aver accolto “Casa di Ema”, un alloggio pensato per ospitare i parenti e gli accompagnatori dei pazienti ricoverati presso gli Istituti Fisioterapici Ospitalieri Regina Elena e San Gallicano, a indirizzo oncologico e dermatologico, poco distanti dall’alloggio. La struttura è il frutto dell’ultimo progetto di solidarietà della Fondazione Emanuela Panetti, realtà del Terzo settore nata a Roma il 18 febbraio 2010, operante in Italia e all’estero per sostenere persone e famiglie che affrontano momenti di fragilità. I fondatori, Goffredo Panetti e Maria Teresa Savastani, hanno realizzato alcuni progetti, rivolti soprattutto ai bambini, dopo la prematura scomparsa dell’unica figlia Emanuela. Dall’ascolto di storie e bisogni concreti, sono venuti incontro a famiglie costrette a viaggiare e restare lontane dalla propria casa per accudire i propri cari in cura, affrontando lunghi periodi di degenza e percorsi ospedalieri complessi. Casa di Ema offre loro un rifugio sicuro, un luogo di prossimità dove riposare, ma anche dove sentirsi accolti e compresi. A rendere speciale questa iniziativa non è solo la sua funzione pratica, ma la sua anima: ogni stanza e ogni dettaglio è stato pensato per trasmettere calore e normalità, come in una vera casa di famiglia. «Casa di Ema non è un luogo anonimo – afferma Maria Teresa Savastani, presidente della Fondazione – ma uno spazio di vicinanza, di conforto e di speranza, dove la solidarietà diventa ospitalità. La realizzazione di Casa di Ema è stata possibile grazie alla generosità di donatori, tra cui la Fondazione Enasarco, volontari e amici che con il loro tempo e le loro risorse hanno contribuito a trasformare un sogno in una realtà concreta. Inaugurata l’11 ottobre, “Casa di Ema” offre tutto l’anno ospitalità, “è un luogo in cui sentirsi meno soli in un momento delicato e difficile della vita”, assicura Savastani, sottolineando che nell’atto simbolico del taglio del nastro, è racchiuso tutto l’impegno che continuerà perennemente, anche nei momenti più difficili.

