Sanità, il dado è tratto il contratto firmato
Otto sigle sindacali firmano la preintesa, no di Cgil e Uil, isolate su posizioni intransigenti
Ci sono voluti 16 mesi 17 incontri e, finalmente, si è arrivati alla firma del Contratto collettivo di lavoro della Sanità 2022-2024. “Un percorso lungo, fatto di attese, confronti e battaglie ma oggi possiamo dirlo: si chiude una fase, se ne apre un’altra”, scrive sui social Stefano Barone – dirigente nazionale e segretario provinciale romano del Nursind, sindacato delle professioni infermieristiche – assicurando che “questa firma permetterà ora di avviare davvero il confronto sul prossimo contratto. E noi saremo lì, come sempre, a far sentire la nostra voce e sempre più uniti grazie al nostro segretario e a tutto il direttivo”. Non era scontata questa agognata sottoscrizione, considerata la strenua opposizione di due sigle sindacali di peso: Cgil e Uil che, a firma avvenuta da parte di altre otto organizzazioni, mantengono gli spazi loro riservati in bianco, manifestando in un duro comunicato “profondo sconcerto e indignazione per quanto accaduto oggi al tavolo della trattativa per il rinnovo del contratto della sanità pubblica”. Parole dure, destinate a scavare un solco nella unità sindacale e molte perplessità tra i lavoratori che da tempo attendevano la chiusura delle trattative. Sono ben 580mila i dipendenti del Servizio sanitario nazionale interessati: infermieri, tecnici, amministrativi e personale sanitario non medico. Le risorse totali ammontano a 1,784 miliardi di euro, con un aumento medio mensile di 172,37 euro per tredici mensilità, pari al 6,8% in più rispetto alle retribuzioni attuali. Gli arretrati medi saranno di 1.200 euro. L’intesa “propedeutica” è stata firmata da Fials, Cisl e Nursind a cui si è aggiunto il Nursing Up che in questi mesi aveva fatto fronte comune con Cgil e Uil e che, inaspettatamente, ha cambiato opinione rompendo il fronte del No e consentendo una chiusura positiva del confronto. Altre sigle firmatarie Confsal, Cgs, Cse. Non è un caso che Nursing Up parli di “una delle trattative più difficili degli ultimi anni”. Una posizione rigida fino all’ultimo, sulla linea di Cgil e Uil poi la svolta: “Abbiamo aperto una breccia in un sistema fermo da anni” è il messaggio che lancia l’organizzazione guidata da Antonio De Palma, che ha trovato un punto di forte intesa sul riconoscimento dell’accesso all’“Area di elevata qualificazione” – ovvero la dirigenza – con la sola laurea triennale e sette anni di esperienza clinica, incarichi e titoli equipollenti. In sintesi: addio laurea magistrale per accedere ai vertici della carriera, un risultato di non poco conto che sicuramente desterà qualche perplessità in chi, al contrario, con una solida carriera universitaria conclusa, impiegato nei ruoli della Pubblica amministrazione, alla dirigenza faticherà ad arrivarci. Ulteriori concessioni normative riguardano chi presenta un’età media elevata, che vedrà agevolazioni per quanto attiene ai turni e alle condizioni di lavoro; sarà poi possibile fruire delle ferie con modalità più flessibili così come sarà facilitato il part-time per eventuali necessità temporanee. Ulteriore novità, il patrocinio legale da parte dell’Azienda e la possibilità, se richiesta, di supporto psicologico in caso di aggressioni da parte di terzi, caso purtroppo sempre più frequente per i sanitari che operano nei reparti di “prima linea”. Sono state poi aggiornate le indennità di specificità infermieristica e le indennità di pronto soccorso, da tempo reclamate dai sindacati. Per Cgil e Uil si tratta di “un contratto che non garantisce diritti esigibili, tutele concrete e un adeguato riconoscimento economico, con mancata valorizzazione del personale, che vede una riduzione del proprio potere di acquisto”. E c’è chi, come il Coina, sindacato delle professioni sanitarie, reputando l’accordo “palesemente deludente nelle risorse stanziate e nelle misure normative previste”, arriva addirittura a chiedere un contratto separato e dedicato per le professioni sanitarie non mediche, proponendo una petizione ufficiale attiva sulla piattaforma della Camera dei deputati.