Dai rappresentanti dei comitati  “Salute e Ambiente Asl Roma 5” e “A difesa dell’ospedale di Colleferro”, riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Richiesta ai futuri consiglieri del Lazio di un serio impegno in difesa della Sanità Pubblica

In merito alle dichiarazioni rilasciate da Rodolfo Lena, presidente commissione Sanità Regione Lazio, riguardanti le croniche criticità dell’ospedale di Palestrina, il dottor Stefano Fabroni, coordinatore del Comitato Salute e Ambiente Asl Roma 5, al quale è stato chiesto recentemente di rappresentare anche Civicrazia nel Lazio, e la dottoressa Ina Camilli, coordinatore del Comitato Libero “A difesa dell’ospedale di Colleferro” ritengono necessario puntualizzare alcune cose: 1) Rammentando che i nostri comitati civici avevano proposto come ospedale covid l’ospedale di Palombara Sabina, è probabilmente vero che il covid possa avere, almeno in parte, ritardato la riapertura dei reparti di ostetricia ginecologia, pediatria e neonatologia, ma è pur vero che detti reparti potevano essere trasferiti, temporaneamente, presso l’altro ospedale del polo ospedaliero cioè quello di Colleferro, per evitare di costringere i cittadini ad andare obbligatoriamente a Tivoli o a Roma, con ovvie ricadute pesantissime in termini di problematiche familiari! Insomma, il polo ospedaliero Colleferro- Palestrina esiste veramente o esiste soltanto quando fa comodo agli amministratori? 2) Nell’intervista si parla di riapertura ” tra qualche giorno ” dei succitati reparti, senza specificare realisticamente un vero cronoprogramma. Come mai? 3) Lena parla inoltre di “reparti nuovi” che verrebbero aperti oltre a quelli già menzionati, “tra 10 giorni”, ma non specifica di che reparti stiamo parlando. Come mai? 4) Viene detto inoltre che sia soltanto casuale che queste dichiarazioni di potenziamento ospedaliero, avvengano pochi giorni prima di una importante tornata elettorale regionale (excusatio non petita, accusatio manifesta?) quando in realtà negli ultimi anni è stato sempre così. Come mai questo pessimo comportamento? 5) Chiunque sappia quanto sia delicato il rapporto che esiste tra le pazienti ostetrico ginecologiche e i propri medici curanti, sa che una volta che questa condizione fiduciaria venga a mancare, risulterà, poi, molto difficile ripristinarla, considerando oltretutto che queste pazienti oramai si sono rivolte ad altre strutture sanitarie, spesso a Roma e spesso, guarda caso, in ospedali privati convenzionati. 6) Quindi facciamo notare che sarà estremamente complicato per i reparti suddetti, soprattutto per l’ostetricia, rispettare gli standard di attività minima richiesti per restare aperti. Si pensi che anche l’unica ostetricia attualmente presente nella Asl Roma 5, quella di Tivoli, rischia molto, visto che i parti sono stati poco più di 540 nel 2022, mentre l’ostetricia dell’ospedale di Palestrina, prima della chiusura, era diventata una delle realtà più valide della regione con circa 600 parti. 7) Quanto specificato nei punti precedenti, non è comunque altro che una piccola parte di quanto esposto in numerose missive ufficiali, inviate nel corso di diversi anni, alle varie istituzioni locali regionali e nazionali. Si ricorda anche che sono state chieste audizioni regionali in merito alle succitate situazioni e che a tutt’oggi non si è avuta ancora alcuna risposta. Ė forse questo il rispetto che i nostri amministratori e politici hanno per i loro concittadini?”. In conclusione, i coordinatori dei Comitati rinnovano ancora una volta il loro impegno in difesa della Sanità Pubblica, chiedendo di fare altrettanto ai futuri consiglieri del Lazio: “I nostri comitati locali e Civicrazia Regione Lazio, nella quale siamo confluiti, continueranno a vigilare attentamente su queste gravi vicende, chiedendo inoltre a tutti i futuri consiglieri regionali del Lazio di fare in modo che ci sia, il più presto possibile, un’inversione di tendenza a favore della sanità pubblica che negli ultimi anni ha subito durissimi colpi”.

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