Salute, due milioni per i senza casa
Approvata la legge che istituisce il “medico di strada”, per le cure agli ultimi della società
Giornata dei poveri: il 17 novembre si celebra l’ottava edizione e anche la sanità si allinea a tutti coloro che intendono, in qualche modo, andare incontro a questa parte dimenticata della società. Ė stato approvato, il 6 novembre all’unanimità con 130 voti dei senatori, il disegno di legge di cui è primo firmatario Marco Furfaro (Pd), per garantire l’assistenza sanitaria ai senza dimora. Il provvedimento, già approvato alla Camera, è ora definitivo e istituisce la figura del “medico di strada”, che assicurerà l’assistenza sanitaria a chi non dorme sotto un tetto ma trova rifugio per la notte in macchina, sotto i ponti, o nei luoghi più degradati delle città. Si tratta di una sperimentazione di due anni, che prenderà il via in 14 città metropolitane che coprono il 60% del territorio italiano: Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia. Grazie all’intervento del sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato (FdI), che si è adoperato per favorire l’iter della norma e garantirne il finanziamento, è stato istituito, nei documenti di programmazione del ministero della Salute un fondo, con la dotazione di due milioni di euro, ripartiti nelle annualità 2025 e 2026. In Italia i senza fissa dimora sono 96 mila, gli uomini sono più o meno il doppio delle donne, gli italiani il 62% doppiando quasi gli stranieri, che risultano essere il 38%. Un homeless su quattro si trova a Roma, uno su dieci a Milano. Tra i nuovi senza tetto ci sono anche padri di famiglia separati e professionisti che si ritrovano da un momento all’altro senza il lavoro. L’assistenza a chi non dispone di una residenza fissa o un domicilio temporaneo, andrà così a sanare una lacuna nella legge 833 del 1978, che istituì il Servizio sanitario nazionale prevedendo cure sanitarie universali, garantite a tutti, in nome di quell’articolo 32 della Costituzione che spesso trova difficoltà nella applicazione. L’iscrizione nelle liste degli assistiti delle Asl trova il plauso unanime tra gli addetti ai lavori, rappresentando un intervento globale su larga scala. “Si tratta di un atto di civiltà – ha commentato il presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, Filippo Anelli – si colma così un vuoto di tutela, che contrastava con gli articoli 3 e 32 della Costituzione e con i principi ispiratori del Servizio sanitario nazionale, in base ai quali l’assistenza sanitaria va garantita in maniera uguale a tutti coloro che risiedono o dimorano nel territorio della Repubblica, senza distinzione di condizioni individuali o sociali”. Il provvedimento avrà ricadute positive in termini di sanità pubblica, perché curare un individuo che non ha le possibilità per provvedere e che comunque si trova a contatto con la collettività, vuol dire creare i presupposti per tutelare comunque la salute di quest’ultima.