Dal 1° ottobre l’Italia ha un primato: dispone, unico Paese al mondo, di una legge “Disposizioni per la prevenzione e la cura dell’obesità” di cui è primo firmatario il deputato Roberto Pella, presidente dell’Intergruppo parlamentare “Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili”. Approvato in via definitiva dal Senato, il provvedimento considera la condizione delle persone con chili in eccesso una malattia, inserendo le prestazioni legate alle cure per perdere peso nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), visite ed esami erogati dal Servizio sanitario nazionale. Punto centrale della legge, la prevenzione e i corretti stili di vita, che insieme alla facilità e alla equità nell’accesso alle cure, ne fanno un testo altamente innovatore ed essenziale, per persone che fino a oggi incontravano mille difficoltà nella gestione della propria esistenza e nei corretti percorsi di cura da seguire. Viva soddisfazione, per questo obiettivo raggiunto, è stata espressa da Iris Zani presidente della Federazione italiana associazioni obesità (Fiao). “Con l’approvazione di questa legge, viene finalmente lanciato un chiaro messaggio a tutela delle persone che vivono con l’obesità, che non hanno un atteggiamento sbagliato nei confronti del cibo ma una vera e propria malattia – precisa Zani – e come tale va affrontata: ma questo è solo l’inizio di un percorso che deve essere più ampio e concreto”. Sulla stessa linea Giovanni Migliore, presidente della Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso), che vede “la prevenzione come la vera frontiera” e che “le aziende sanitarie sono pronte ad agire. Bisognerà lavorare sull’inserimento nei Lea di tutte le prestazioni necessarie ai pazienti e sviluppare campagne di sensibilizzazione verso pazienti e collettività”. Una buona premessa, che può agevolare il cammino della legge, non facendo trovare Asl e ospedali impreparati. Perché la condizione degli obesi condiziona fortemente la qualità della vita di chi ne è affetto. Ne risente perfino la fertilità, come spiega Ermanno Greco, presidente della Società italiana della riproduzione (Sidr). “Ė un risultato importante anche per la salute riproduttiva – commenta il professore – considerato che l’obesità ha conseguenze significative sulla fertilità, sia maschile sia femminile: ostacola l’ovulazione, la regolazione ormonale e incide sulla qualità endometriale, mentre a livello maschile è noto come sia associata a una ridotta qualità dello sperma”. Per questo, per la Sidr sarà importante avviare un dialogo tra istituzioni e centri per la procreazione assistita. Una possibilità che diventa reale con la legge, considerato che per l’assistenza agli obesi da parte del Servizio sanitario nazionale è prevista la dotazione di un milione di euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027, cui andranno ad aggiungersi 200mila euro nel 2025, 300mila euro nel 2026 e 700mila euro nel 2027, a cui si aggiunge la creazione di specifici servizi, a cui faranno da supporto campagne di comunicazione e sensibilizzazione per quella che, da condizione di disagio, è diventata malattia progressiva e recidivante, che in Italia affligge il 12 per cento della popolazione.

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