Lazio: medicina territoriale avanti…piano
Rocca: “Sanità territoriale prima linea di difesa dell’ospedale”. In arrivo altre 20 strutture
Pnrr croce e delizia. Il profluvio di risorse europee, che inizialmente sembrava una manna dal cielo, sta svelando tutte le insidie collegate al massiccio investimento. In sanità, ad esempio, puntare solo sull’edilizia e il digitale senza investire sul personale, si è rivelata un’arma a doppio taglio, con il rischio di creare bellissime cattedrali nel deserto, prive di chi le faccia funzionare. Così, tra mille difficoltà, le Regioni si sono trovate più volte nella necessità di dover ricalibrare tutti i progetti previsti, con la dilatazione dei tempi e il Lazio non si salva. Il presidente della Regione Francesco Rocca, nell’audizione in commissione Sanità del 6 ottobre, ha sottolineato che sono stati avviati 116 cantieri per le case di comunità sui 124 previsti, a nove mesi dalla conclusione del “grande piano europeo”, prevista il 30 giugno 2026. Una corsa contro il tempo se a questi si aggiungono altri 32 cantieri sui 35 previsti per gli ospedali di comunità. Dopo l’attivazione della prima casa di comunità nello scorso luglio a Torre Maura, Asl Roma 2, sempre nella Asl più grande di Roma – ingloba distretti sanitari dall’Eur e dintorni fino al Prenestino/Labicano, spingendosi nell’estrema periferia Est – ha aperto i battenti analoga struttura dentro l’ospedale Cto “Andrea Alesini” alla Garbatella, quartiere non lontano dal centro storico. La struttura di via San Nemesio, 1.300 metri quadrati con i servizi sociosanitari di base tra cui, un punto unico di accesso (Pua) per l’orientamento del cittadino, il centro unico prenotazioni (Cup), il centro prelievi, ambulatori specialistici. Poi la guardia medica prefestiva, notturna e festiva, collocata all’interno dello storico centro traumatologico ortopedico, che garantisce la presa in carico di tutte le cronicità in un’area, quella compresa tra Garbatella e San Paolo, la cui la popolazione ha un indice di vecchiaia superiore alla media della città di Roma. L’investimento è superiore ai due milioni e ha comportato l’adeguamento di tutta l’impiantistica agli standard di sicurezza, antincendio incluso, la dotazione di tecnologie all’avanguardia e l’organizzazione di percorsi adeguati alla ricettività della struttura che si estende su tutto l’arco delle 24 ore. Un luogo dove non solo la persona trova risposte ai bisogni non urgenti ma può contare su modelli di prevenzione primaria, screening inclusi, che favorendo la presa in carico dell’assistito privo di patologie, ne prevengono eventuali effetti avversi. “La casa della comunità – ha dichiarato il presidente Rocca visitando la struttura – è un investimento concreto sul futuro del nostro sistema sanitario regionale, fondato sulla prossimità, sull’ascolto e sulla collaborazione tra professionisti, comunità e istituzioni, un nuovo modo di intendere la cura: integrata, umana, vicina ai cittadini. La sanità territoriale non è un complemento dell’ospedale, ma la sua prima linea di difesa”, ha concluso Rocca. Analoga soddisfazione per il presidente dell’VIII Municipio Amedeo Ciaccheri, che ha sottolineato come “il territorio ha difeso e sostenuto il suo ospedale con forza e senso di comunità e le case della comunità sono un modello di dialogo tra sanità e servizi sociali. Lavorare sulle fragilità, prevenire le disuguaglianze, significa costruire una sanità più vicina e più umana”. La prossima sarà a Rebibbia, mentre si sta portando avanti l’accordo con i medici di medicina generale, figure centrali dell’assistenza sul territorio, favorendo la presenza dei camici bianchi nelle nuove strutture previste dal decreto ministeriale 77 del 2022. La parola ora, è ai sindacati medici.

