Lazio, caos sanità: interviene il presidente Omceo

Simeu-Omceo, migliaia di voci e un unico grido: la sanità del Lazio è sull’orlo del baratro. Non si può interpretare altrimenti l’allarme, inizialmente sussurrato poi deflagrato in invocazione, con cui i medici di Simeu – Società Italiana di medicina di emergenza/urgenza, tentano da tempo di sollecitare provvedimenti per risolvere l’annoso problema del sovraffollamento in pronto soccorso. Alla battaglia dei camici bianchi in prima linea, oggi 9 agosto, si unisce il presidente dell’Ordine provinciale dei medici e odontoiatri di Roma Antonio Magi, che in un durissimo comunicato richiama alle proprie responsabilità i vertici istituzionali, per la “situazione drammatica” in cui gli operatori dell’emergenza-urgenza si trovano da troppo tempo. Nel comunicato del presidente, si fa riferimento alla lettera con cui il 5 agosto scorso Simeu denunciava “l’intollerabile disagio e affanno in cui operano le strutture e il personale dell’emergenza-urgenza nel territorio regionale”. Tale dissesto è da attribuire alla carenza di personale, una criticità universalmente nota a cui però nessuno pone rimedio, mettendo a serio rischio la salute dei pazienti, specie in un momento di crisi come l’attuale. Le responsabilità del gap di medici, infermieri, operatori sanitari, oltre a scelte errate di programmazione – numero chiuso a medicina, blocco delle assunzioni causa deficit – è da attribuire in primo luogo ai vincoli imposti dal governo centrale rispetto ai tetti di spesa per il personale, fissati ai livelli del 2004 sottratti dell’1,4% per le assunzioni. Per il presidente dell’Ordine però tale situazione “se non risolta in tempi brevissimi porterà le strutture al collasso” ed elenca le macroscopiche difficoltà in cui si trovano coloro che accedono in pronto soccorso, costretti ad attendere anche per giorni un posto letto, ancorché soggetti a elevato rischio clinico, senza considerare il blocco cronico delle ambulanze, costrette quasi a un “sequestro” in moltissimi ospedali del Lazio, con i pazienti in attesa sulle lettighe e gravi ripercussioni sulla celerità e tempestività degli interventi. Magi, nel riconoscere il ruolo fondamentale degli operatori che “con abnegazione assolvono al proprio lavoro in condizioni insostenibili”, fa leva sulla mancanza di sicurezza per gli stessi e per i pazienti e chiede alle istituzioni “un intervento strutturale per la carenza di personale”. Altra nota dolente la cronica mancanza di posti letto – si pensi che nel Lazio nell’ultimo decennio sono stati chiusi 16 ospedali con il taglio di 3.600 letti – mentre nei nosocomi in attività si fa sempre più strada il ricorso a contratti anomali e precari per il personale e a servizi affidati a cooperative esterne, come rileva lo stesso Magi. Il presidente, nel comunicato, si affida a una dura conclusione: “Come Ordine dei Medici di Roma ci scusiamo noi al posto di altri che dovrebbero metterci la faccia – accusa – e che pur essendo in posizioni apicali restano dietro le quinte colpevolmente assenti o distratti, sia nei territori che nelle strutture ospedaliere”. E chi è in grado di capire, non potrà certo più accampare scuse. (Nella foto Antonio Magi)

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