Le principali associazioni rappresentative delle piccole e medie imprese del settore dei dispositivi medici – Confapi Sanità, Conflavoro Piccole e medie imprese (Pmi) Sanità e Fifo Sanità Confcommercio – hanno trasmesso una nota congiunta indirizzata alla Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, al Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, al Ministro della Salute, Orazio Schillaci e al Presidente della Conferenza Stato-Regioni, Massimiliano Fedriga. Nella comunicazione, le associazioni esprimono profonda preoccupazione per l’impatto che l’articolo 6 del decreto-legge sul payback (una disposizione approvata durante il governo Renzi per contenere la spesa sanitaria, ndr) nella formulazione attuale, potrebbe avere sull’intero tessuto produttivo nazionale, con particolare riferimento alle Pmi del comparto. “Pur riconoscendo lo sforzo compiuto in merito allo stanziamento delle risorse – dichiarano i Presidenti Michele Colaci, Gennaro Broya de Lucia e Sveva Belviso – il provvedimento risulta carente di tre elementi fondamentali, già oggetto di interlocuzione nel corso del tavolo tecnico istituito presso il Mef, senza i quali il rischio di una crisi sistemica del settore diventa concreto”. In particolare, le associazioni ribadiscono la necessità di: introdurre una franchigia minima pari a cinque milioni di euro, volta a salvaguardare le micro, piccole e medie imprese più esposte; prevedere un contributo economico da parte delle Regioni, chiamate a concorrere alla copertura degli sforamenti rispetto ai tetti di spesa; disporre una dilazione pluriennale dei pagamenti, al fine di garantire sostenibilità e continuità operativa alle imprese coinvolte. “Non è sostenibile – proseguono le tre sigle – che aziende che hanno operato a servizio del Sistema Sanitario Nazionale, fornendo dispositivi salvavita su richiesta delle strutture pubbliche, si trovino ora esposte a gravi rischi economico-finanziari, senza che vi sia stata una chiara assunzione di responsabilità da parte dei soggetti decisori”. Secondo le proiezioni condivise, senza interventi correttivi il decreto potrebbe determinare una crisi a catena, con conseguenze rilevanti sul piano occupazionale, sulla concorrenza e sulla continuità nell’erogazione delle forniture sanitarie essenziali. “Il contributo delle piccole e medie imprese – concludono – è strategico per l’innovazione, la qualità e l’equilibrio del mercato. Un eventuale ridimensionamento strutturale dell’offerta si tradurrebbe in una pericolosa deriva oligopolistica, con effetti negativi sull’intero ecosistema sanitario. Per questo chiediamo un intervento tempestivo: riaprire il confronto istituzionale, sospendere le procedure esecutive e apportare le necessarie modifiche in sede di conversione”.

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