Farmacap tra luci e ombre
L’azienda sociosanitaria capitolina, da anni in bilico, guarda al rilancio con una gestione manageriale
Un tempo era una florida azienda sociosanitaria del Comune di Roma: dal 1997, anno in cui fu creata, Farmacap aprì in breve 46 farmacie diffuse in tutta la città, con una forte concentrazione nei quartieri periferici a sud est della capitale. Vendeva farmaci a prezzi calmierati e offriva servizi aggiuntivi ai cittadini, specie quelli più fragili e in difficoltà economiche. Negli anni, investimenti gestiti in modo non ottimale e scelte non oculate, ne hanno fatto una delle tante aziende comunali in crisi, così Farmacap ha visto tempi bui, per risollevarsi, come per miracolo, alla fine del 2024, con un esercizio chiuso con un utile di 81mila euro, a fronte di perdite di quasi due milioni l’anno precedente. E ora si pensa al rilancio, promuovendo sempre più la caratteristica di presidio sociale e sanitario di prossimità, non mero punto vendita. La novità è rappresentata dalla offerta di servizi assistenziali e sociali di base, quali elettrocardiogrammi ed esami cardiologici, sportelli dedicati alla maternità, all’alfabetizzazione digitale e all’orientamento al lavoro, oltre a percorsi di formazione per badanti in grado di assistere persone con disabilità, patologie croniche o anziani. Un motivo di soddisfazione per gli esponenti dei partiti di maggioranza in Campidoglio, che sostengono la giunta Gualtieri e parlano di rilancio, con investimenti sul personale, sulla offerta di servizi e sulla realizzazione della cosiddetta integrazione sociosanitaria, per anni inseguita invano dall’assessorato alla Sanità della Regione Lazio. A guastare la festa, votando contro le tre delibere presentate sul tema il 9 ottobre in Assemblea capitolina, ci pensa l’opposizione, che con il capogruppo della Lega Fabrizio Santori, presenta un quadro del tutto diverso. “Altro che rilancio: Farmacap è un’azienda pubblica in crisi strutturale, con bilanci inattendibili, personale ridotto all’osso e una gestione che chiude cinque farmacie sociali per aprirne una nel centro commerciale Euroma2 – scrive il consigliere in un duro comunicato – tutto questo mentre si aumentano i costi dirigenziali con nuovi incarichi non previsti dallo statuto e senza reali piani economici a sostegno”. Sono stati chiesti chiarimenti sui conti, la verifica sulle assunzioni, la tutela dei lavoratori e la sospensione delle chiusure di esercizi fondamentali per i cittadini in zona Ardeatina, Colli Albani, Messi d’Oro e Ponte Vittorio, con riduzione dei servizi ad Acilia nord. Quattro farmacie situate in aree ad alta concorrenza e con basso impatto sociale, per l’amministrazione, “una decisione inaccettabile” per Santori che stigmatizza il fatto che “un’azienda pubblica venga gestita come un esercizio privato, senza controllo e senza visione. Roma non può permettersi di perdere un presidio sanitario e sociale così importante”, chiosa il leghista. Critici anche i due consiglieri di “Azione” Flavia De Gregorio e Antonio De Santis, che sulle tre delibere si astengono perché, “pur apprezzando il percorso di risanamento intrapreso, non possiamo condividere l’impostazione attuale, che rischia di snaturare la funzione sociale dell’azienda”. La cui farmacia, in un centro commerciale come Euroma2, tempio del consumismo per antonomasia, non si colloca certamente in zona bisognosa di presidi sociali per fasce fragili di popolazione.

