Ė nata in Manciuria la prima mascherina chirurgica

Ė il 10 marzo 1879, a Penang, in Malesia, nasce Wu Lien-teh, futuro medico che in altri tempi non avrebbe suscitato grande interesse ma che, nel nostro immaginario legato alla pandemia, assume un ruolo di primo piano. Nel 124esimo anniversario della sua nascita, lo ricordiamo perché non solo impegnò la sua vita di lavoro nella sanità pubblica contrastando, in particolare, la peste della Manciuria che imperversò tra il 1910 e il 1911 ma perché fornì un significativo contributo nella nascita e nell’uso delle mascherine chirurgiche per preservare dal contagio. Figlio di padre immigrato da Taishan, in Cina e madre malese, Wu crebbe in una famiglia numerosa con quattro fratelli e sei sorelle. Nonostante tutto riuscì a studiare presso la Penang Free School e successivamente presso l’Emmanuel College di Cambridge, dopo aver vinto la borsa di studio della regina. La sua fu una carriera brillante, piena di premi e successi tra Londra e la Cina, ma ebbe anche una vita piena di difficoltà, dovendo affrontare la morte della moglie e dei tre figli e un arresto nel 1913 durante l’invasione giapponese della Manciuria. Fu accusato di essere una spia cinese ma riuscì ben presto a imporsi in campo medico, grazie a ricerche per cui raggiunse un ruolo di primo piano. Nel 1910 Wu Lien-teh, incaricato dal ministero degli Esteri di Pechino, iniziò la sua attività sulla pandemia che nella Manciuria e in Mongolia costò la vita a 60mila persone. Dopo aver condotto un’autopsia su una donna morta di peste capì che la malattia si stava diffondendo per via aerea e così decise di progettare delle mascherine chirurgiche, che in poco tempo divennero un’arma di difesa efficacissima contro la diffusione del morbo. Oltre a ideare tale dispositivo di protezione, fu tra i promotori della quarantena e della sanificazione degli edifici. Propose la cremazione dei corpi delle vittime contagiate, strumento decisivo per arrivare al declino della pandemia fino al suo totale superamento. (Nella foto: manifesto autocelebrativo della Regione Lazio)

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