Puntuale come il panettone, prevedibile come il solleone in agosto, arriva la classifica dei migliori ospedali del mondo stilata annualmente dalla rivista Usa Newsweek – 4 milioni di copie diffuse – che ogni anno si premura di indicare all’opinione mondiale quali sarebbero le cosiddette eccellenze nel campo delle cure. Come avviene da anni, il nostro Paese non svetta ai primi posti. Risultato deludente, per una Italia che qualche anno fa era nell’Olimpo delle migliori sanità universali. E, beffa nella beffa, il primo nosocomio “nostrano” che troviamo in classifica per il 2022, pur avendo sede nella Capitale d’Italia, appartiene a uno stato estero: la Città del Vaticano. Si tratta del policlinico Gemelli che si piazza in 37esima posizione tra i 250 considerati e, in linea con una filiera di lusinghieri posizionamenti, tra pochi giorni riceverà il Premio internazionale Giovanni Paolo II. Plaudono al risultato il segretario nazionale della Ugl Salute Gianluca Giuliano e Valerio Franceschini segretario provinciale di Roma. “Sono riconoscimenti assoluti – commentano i sindacalisti – che rendono merito alla professionalità e all’ impegno che hanno contraddistinto tutto il personale della struttura anche durante i giorni più difficili della pandemia, ponendo il Gemelli come punto di riferimento per l’assistenza a Roma e nell’intera nazione”. Di segno diverso il commento del consigliere regionale del Lazio Daniele Giannini, membro della commissione Sanità, che in una nota rileva come “gli ospedali del Lazio non raggiungono posizioni particolarmente degne di nota, a parte il Policlinico Gemelli, che sappiamo essere struttura privata”. L’esponente della Lega, rilevando che “nella top mondiale dei 250 ospedali non c’è nessun nosocomio pubblico del Lazio” punta l’indice “sui dieci anni di sanità a guida Pd e Zingaretti. Questo non ci stupisce affatto”.  Anche nella classifica dei soli ospedali italiani sembra che la nostra regione non brilli perché il primo nosocomio del Lazio è alla 18esima posizione, surclassato da comuni minori come Rozzano in Lombardia e Negrar in Emilia Romagna. Nessuna struttura delle province compare in classifica, c’è solo Roma “a dimostrazione della difficoltà dei cittadini ad avere un servizio sanitario territoriale soddisfacente. Un profilo sconfortante quello della sanità del Lazio in linea con le segnalazioni e i pareri che ogni giorno riceviamo dai fruitori dei servizi. Tra pochi mesi per fortuna – chiosa il consigliere – ci sarà l’occasione per cambiare registro”.

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