A Roma c’è un grande ospedale che molti ignorano ma non può passare inosservato alle persone più attente. Si chiama ospedale “diffuso” ed è realizzato sommando tutti i pazienti in attesa nel pronto soccorso di ogni singolo nosocomio: letti dovunque quando si è fortunati oppure una barella “sequestrata” alle ambulanze del 118, pazienti in attesa per ore se non per giorni, operatori stressati, ricoveri impossibili in tempi ragionevoli. Come non condividere la riflessione che Giulio Maria Ricciuto – direttore dipartimento emergenza dell’ospedale Grassi di Ostia – ha consegnato ai microfoni di Agorà su Rai 3 nei giorni scorsi? La storia è nota da tempo, tanto che il consigliere regionale del Lazio Pasquale Ciacciarelli ha deciso di segnalare al ministro della Salute Orazio Schillaci quanto accade nei nostri reparti di emergenza, affinché la riorganizzazione del pronto soccorso diventi il primo degli obiettivi della nuova giunta regionale. “Pur nella consapevolezza che la competenza non è del suo dicastero ma per legge, è strettamente regionale, ho interpellato il ministro non ricevendo alcuna risposta da parte dei rappresentanti della Regione Lazio” comunica l’esponente della Lega in una nota, segnalando la situazione da girone dantesco riscontrata presso il pronto soccorso dell’ospedale “Spaziani” di Frosinone. “Ė la pesante eredità che ci lascia il Partito democratico e il suo assessore alla Sanità Alessio D’Amato, ora candidato a presidente e dobbiamo soltanto ringraziare i professionisti dell’emergenza, che con professionalità e abnegazione portano avanti la loro missione quotidiana”. Nonostante si tenti di accampare varie motivazioni per il caos in pronto soccorso, è evidente che il drastico taglio di posti letto, passati in tutta Italia dal 2007 al 2019 al 26,8% in meno, ovvero da 259.476 a 190mila (dati Eurostat) – con definanziamento del Fondo sanitario nazionale da parte di tutti i governi dal 2011 al 2021 – è alla base del conseguente sovraffollamento. Non se la passano meglio i Paesi del Nord Europa, le ammirate socialdemocrazie, che negli ultimi otto anni hanno operato il più significativo taglio di letti della Ue: Stoccolma è ultima per posti disponibili, vicino alla Finlandia e alla Danimarca.

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