L’innovazione in oncologia è affidata a vari fattori, tra cui farmaci nuovi e più efficaci e percorsi semplificati per rendere accessibili le cure. Un ruolo importante è svolto dalla medicina di precisione, con specialità farmacologiche che prolungano significativamente la sopravvivenza. Per questo, occorre superare inaccettabili ritardi e disuguaglianze nell’accesso, tema al centro della tavola rotonda con focus sul cancro del polmone, dal titolo “Il valore dell’innovazione nei percorsi di cura dei pazienti con Nsclc Oncogene Addicted”, che si è svolta a Roma il 1° ottobre. Degli oltre 3.500 nuovi casi registrati ogni anno nel Lazio, quasi 1.800 si presentano “non a piccole cellule”, ovvero forme della malattia legate a una specifica mutazione genetica, per alcune delle quali esistono farmaci orali mirati. La ricerca oggi consente di prolungare la sopravvivenza dei pazienti e i clinici, insieme alle istituzioni, sono al lavoro per semplificare i percorsi di cura, favorendo l’assunzione di terapie orali a domicilio. Concordi le associazioni di pazienti, tra cui “Walce Onlus” (Women Against Lung Cancer in Europe) e insieme alle donne contro il tumore del polmone, era presente al dibattito la Favo, Federazione delle Associazioni di volontariato in Oncologia, presieduta da Francesco De Lorenzo. Il cancro del polmone è noto come  ‘big killer’, per l’incidenza tra le più alte a livello globale e quale  principale causa di morte, con 1 milione e 800mila decessi l’anno. Nel 2023 in Italia, ha visto circa 44mila nuove diagnosi, di cui oltre 3.500 nel Lazio. L’85% delle diagnosi è relativa a tumori ‘non a piccole cellule’, che nel 60% dei casi mostrano specifiche alterazioni genetiche. Individuare le caratteristiche molecolari può aprire dunque a quattro pazienti ogni dieci nuove opportunità per trattamenti personalizzati e in molti casi può determinare un aumento significativo della sopravvivenza con miglioramento di qualità di vita. “Nel caso di una delle mutazioni genetiche più frequenti, la KRASG12C, propria del 12-13% dei tumori non a piccole cellule Nsclc – precisa  Emilio Bria, responsabile della unità di Oncologia toracico-polmonare del Policlinico Gemelli di Roma – disponiamo da poco di un farmaco orale specifico, intelligente, in grado di bloccare la crescita delle cellule neoplastiche nei pazienti in cui il trattamento standard non è più in grado di controllare la malattia”. Grazie a oncologi prescrittori, operanti nella rete regionale, è possibile distribuire la terapia grazie al sistema delle farmacie delle Asl, “con notevoli vantaggi in termini di miglioramento della qualità della vita” precisa Federico Cappuzzo, direttore di Oncologia medica 2 presso l’Istituto nazionale dei tumori Regina Elena di Roma. “Il primo passo nel tumore del polmone è la diagnosi precoce – dichiara il professore – effettuare il test molecolare significa evitare di perdere pazienti portatori della mutazione e porre le basi per una prognosi favorevole”. A sancire la collaborazione al tavolo multidisciplinare tra oncologi e chirurghi di strutture pubbliche e private, era presente il direttore generale degli ospedali Regina Apostolorum e Città di Aprilia, centri sanitari accreditati appartenenti al gruppo imprenditoriale Lifenet-Exor, con l’intento di creare sinergie per favorire le terapie più appropriate, accelerando l’accesso nel Lazio a trattamenti che possono essere forniti esclusivamente da strutture pubbliche.

 

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