“Una figura silenziosa ma essenziale del nostro sistema sociale. È la madre, il padre, il figlio, la figlia che ogni giorno mette da parte sé stesso per accompagnare chi ha bisogno di aiuto, un gesto d’amore che diventa responsabilità pubblica, un atto privato che chiede risposte collettive”. Esordisce così, Giovanni Libanori, presidente dell’Istituto Romano di San Michele – Azienda per i servizio alla persona (Asp) – introducendo l’11 ottobre la  seconda edizione della “Giornata regionale del caregiver e dell’inclusione sociale”, un evento fortemente sostenuto dall’assessorato regionale ai Servizio sociali e disabilità, che ha messo al centro della propria azione la figura dell’assistente famigliare, ponendo la Regione Lazio come apripista, con la legge numero 5 “Linee guida per la procedura di riconoscimento del caregiver familiare”, approvata nell’aprile del 2024. “Vogliamo dare sempre più importanza a una figura fondamentale come quella del caregiver – ha assicurato l’assessore Massimiliano Maselli – che troppo spesso rischia di essere esautorata dalla società a causa del ruolo che è chiamata a svolgere”. Nella Regione Lazio, si stima che tale funzione sia svolta da più di 25mila persone, in grado di predisporre il Piano di assistenza individuale per la persona accudita, uno strumento importante, che trova però non pochi ostacoli. Uno studio condotto dall’Istituto Superiore di Sanità rivela che i prestatori di cura familiari nel 70% dei casi subiscono un carico assistenziale elevato. Circa l’80% convive con la persona assistita e dedica più di 40 ore settimanali alla cura, spesso per oltre cinque anni consecutivi. Questo impegno prolungato ha ripercussioni significative sulla salute: quasi il 60% dei caregiver ha sviluppato disturbi fisici dopo aver assunto questo ruolo, e oltre il 70% riporta sintomi depressivi o stress elevato. Nonostante l’esistenza di fondi e servizi, l’accesso effettivo è spesso ostacolato da disuguaglianze territoriali e carenze organizzative, sebbene il piano triennale 2024-2026 abbia destinato a tale figura cospicue risorse, pari a 15 milioni. E c’è un documento di riconoscimento, una sorta di tesserino, la “Giver card”, che attesta il riconoscimento formale dello status di prestatore di cure in famiglia, con la possibilità di accedere a tutte le misure di sostegno previste dalla normativa regionale.  “La legge della Regione Lazio sul caregiver – spiega il vicepresidente della commissione Affari sociali e Sanità della Camera Luciano Ciocchetti – anticipa la legge che dobbiamo assolutamente proporre a livello nazionale, di cui c’è bisogno per consentire a chi mette a disposizione il proprio tempo, il proprio aiuto, mette a rischio il proprio lavoro, di accantonare  i contributi per la pensione”. Si tratta di esaminare le numerose proposte di legge presenti in Parlamento, a cui si aggiungerà ben presto quella del governo annunciata dal ministro alla Disabilità Alessandra Locatelli.

 

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