Medici-Regione Lazio, primo atto del dramma. Ė la determina G05286 del 18 aprile scorso, della direzione Salute integrazione sociosanitaria a firma del direttore ad interim Marco Marafini, ad avviare un aspro confronto tra Anaao Lazio, il più rappresentativo sindacato di camici bianchi della sanità pubblica e i nuovi vertici di via Cristoforo Colombo, che con le “Disposizioni in merito all’assunzione di personale da parte delle Aziende e degli Enti del Servizio sanitario regionale”, intendono riportare le modalità di reclutamento, nonché le progressioni di carriera, tra le “espressioni delle potestà, delle competenze e delle funzioni spettanti all’ente Regione”. Tradotto: si toglie alle singole aziende sanitarie e ospedaliere la facoltà di disporre autonomamente la dotazione e il reclutamento di professionisti, insieme alle relative nomine in posizioni più o meno apicali. Una disposizione che ha allarmato e creato malumori tra la categoria che, per il tramite del segretario regionale Aldo Di Blasi, ha indirizzato al presidente della Regione Lazio Francesco Rocca una nota, in cui si sottolineano presunte “conseguenze nefaste per i servizi sanitari” a causa della “scelta gestionale da Lei avallata e che dal nostro punto di vista è da considerare pericolosa”. E giù una serie di possibili ricadute dovute alla stringente normativa, tra cui spicca il “depotenziamento del servizio pubblico” in favore dei privati, la penalizzazione dei colleghi di pronto soccorso che sopportano il maggior carico di lavoro, il blocco delle assunzioni e il rischio di “aumento del contenzioso”. Argomentazioni in risposta alla lunga elencazione della determina, che pone in primo piano il “rispetto dei limiti economico-finanziari”, strettamente legati agli “obiettivi di finanza pubblica e al rispetto della programmazione regionale e della normativa in materia di accesso al pubblico impiego, nonché del rispetto dei consolidati orientamenti della giurisprudenza civile”. Il tutto, facendo riferimento di una “ridefinizione da parte di Agenas” – l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, supporto tecnico per le politiche della salute – di una “specifica metodologia per la determinazione del fabbisogno di personale per le aziende e gli enti del servizio sanitario regionale”, senza tralasciare le “procedure di definizione del budget per l’anno 2023 e l’approvazione dei “piani di fabbisogno di personale dal 2022 al 2025”. Una solida serie di motivazioni, fortemente legate all’istruttoria messa in campo dal ministero dell’Economia che sta valutando “il rispetto del limite del costo di personale”, anche in relazione all’esplosione della spesa in tempo di reclutamento d’urgenza causa pandemia. E si riaffacciano gli antichi slogan: “Così si depotenzia il Servizio sanitario regionale”, attacca Anaao. Nulla di diverso di quanto è accaduto nell’ultimo decennio alle politiche sanitarie, con l’aggiunta del pauroso deficit che la nuova amministrazione si è trovata di fronte, frutto di una comunicazione poco chiara, che l’anno scorso aveva fatto gridare al miracolo con l’uscita dal commissariamento ma ha offuscato l’evidenza del profondo rosso dei bilanci di Asl e ospedali. Per il momento la segreteria Anaao del Lazio decide di chiudere il confronto, chiedendo il ritiro della determina con cui si rischia di “assoggettare le progressioni interne di carriera dei sanitari ad atti autorizzativi regionali avulsi da qualsiasi giustificazione tecnica”. Sarà interessante seguire l’evoluzione del braccio di ferro, anche in previsione della riorganizzazione della medicina territoriale, legata alle risorse del Pnrr e al Decreto 77 del 23 maggio 2022 “Regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale”.

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