Caos pronto soccorso: il j’accuse di De Vito

“Pronto soccorso: abbiamo rimesso in moto una macchina ferma da anni”. Queste le parole con cui Nicola Zingaretti apriva la sua relazione nel Consiglio straordinario della Regione Lazio il 20 febbraio 2015, convocato dalle opposizioni per affrontare la crisi per il sovraffollamento in pronto soccorso. “Nonostante le condizioni avverse per il picco dell’epidemia influenzale e il calo delle vaccinazioni, possiamo dire che il sistema ha tenuto”, concludeva con comprensibile soddisfazione il presidente. Sovraffollamento in pronto soccorso: una questione antica, molto dibattuta e mai risolta dalla Regione “leader” per numero di inoculazioni del farmaco che riduce gli effetti avversi della malattia da Covid. Da tali parole emergono vari elementi di riflessione. Primo: il pronto soccorso, alla data del 2015 era una macchina ferma da anni. Che mai si è rimessa in moto, ci permettiamo di aggiungere col senno di poi. Secondo: anche allora, guarda caso, si era di fronte a condizioni avverse per il picco di epidemia influenzale, che oggi si chiama Covid, o meglio Omicron, sa più di esotico. Terzo, il presidente parla di calo delle vaccinazioni. Pura verità perché nella popolazione, nonostante accorati appelli, negli anni era andata scemando la sicurezza nella vaccinazione antinfluenzale, constatato che gli antidoti preparati una stagione prima, non erano efficaci per i nuovi ceppi virali: ricorda qualcosa… Covid-19 con la sua diffusività, in alcuni casi con la virulenza delle sue manifestazioni, accompagnata dal coro gregoriano dei media e da obblighi vaccinali occulti o meno, sembra aver risolto molto in termini di incremento di inoculazioni. Non ha risolto certo per i posti letto. Il muro di gomma opposto alle universali richieste di riapertura e riutilizzo degli ospedali chiusi non si infrange. Specie nella Regione Lazio, dove alle istanze di cittadini e istituzioni locali si è reagito addirittura con il dileggio. Proprio da parte di quell’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, che definì “strampalata” la possibilità di riapertura dell’ospedale Forlanini per tamponare l’emergenza Covid, avanzata dall’allora sindaca Virginia Raggi. Lo stesso assessore, che oggi è messo sulla graticola da un post sui social della consigliera regionale Francesca De Vito. “Mi hanno definito la spina nel fianco dell’assessore alla Sanità ma penso che D’Amato si stia flagellando da solo”, attacca l’esponente del gruppo Misto, già portavoce M5s. E giù con la feroce cronaca di pronti soccorsi sovraffollati, barelle introvabili, ambulanze ferme, file improponibili e tanta sofferenza di pazienti in attesa. “Tante – riferisce De Vito – le segnalazioni di persone con sintomi bloccate intere giornate in pronto soccorso, referti di tamponi arrivati dopo quasi dieci ore, attese che arrivano a sei giorni per avere risposte. Per non parlare di altre patologie. Lo trovo assurdo e inaccettabile”. Come inaccettabile è il numero di 3600 posti letto e 16 ospedali cancellati nel Lazio mentre contestualmente, riferisce De Vito “è fuori da ogni logica investire in nuove inaugurazioni e progetti di costruzioni di altri nosocomi senza pensare di riattivare quelle strutture esistenti che sarebbero disponibili in breve tempo, come il San Giacomo o il Forlanini, oltre ad incrementare il personale necessario affinché si scongiurino carenze di fondamentali risorse per la cura di altre patologie comunque gravi”. La consigliera, dopo aver ringraziato gli operatori sanitari sempre attivi in prima linea e “allo stremo delle forze”, conclude con un’amara riflessione: “bravi, bravissimi a vantare il primato per numero di vaccinati: dietro questa coltre di fumo però, c’è un intero territorio in sofferenza su cui la Regione ha perso completamente il controllo”.

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