Vaccino in azienda: le linee guida del Lazio

Con determina G06144 del 24 maggio, la direzione Salute e integrazione sociosanitaria della Regione Lazio fornisce le linee guida per la vaccinazione presso i luoghi di lavoro, che hanno preso il via nei primi giorni di giugno, con l’adesione di 7.000 imprese in tutta Italia, il 42% al nord. Grazie alle indicazioni dell’Inail e al protocollo sottoscritto il 6 aprile 2021 tra lo stesso istituto, i ministeri del Lavoro, della Salute e dello Sviluppo economico, il commissario straordinario all’emergenza Covid Francesco Paolo Figliuolo, si è attivata una utile collaborazione tra aziende pubbliche, private e il Servizio sanitario della Regione Lazio, dando vita a un’iniziativa di sanità pubblica finalizzata alla tutela della salute della collettività. Un’opportunità in più offerta ai lavoratori, a prescindere dall’età e con adesione volontaria, che si allinea alla massiccia campagna vaccinale promossa dalla Regione Lazio, volta a diminuire il carico sulle strutture sanitarie già attive e a costituire un ulteriore canale di somministrazione, che va in favore anche di coloro che non risiedono nel territorio regionale. Rigidi i requisiti richiesti alle aziende, che dovranno essere verificati dalle Asl: in primo luogo la disponibilità degli antidoti, che debbono essere forniti dalla azienda sanitaria competente per territorio, poi i locali idonei, con standard ben definiti. A presiedere l’organizzazione e la somministrazione il medico aziendale, cosiddetto “medico competente” o personale sanitario che abbia seguito l’apposito corso. Ė garantita la tutela della privatezza ma le vaccinazioni effettuate dovranno essere registrate nell’anagrafe vaccinale regionale e non saranno consentite misure discriminatorie in caso di rifiuto. A disciplinare le campagne vaccinali sul luogo di lavoro sarà il relativo piano aziendale, che per le società minori potrà prevedere anche la possibilità di aggregazione tra imprese. I costi per l’organizzazione dei centri vaccinali sono interamente a carico del datore di lavoro mentre la fornitura dei vaccini e dei dispositivi per l’inoculazione come aghi, siringhe e dispositivi vari è a cura del servizio sanitario regionale.

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