Scuole, esami salivari ma il ministero tentenna

Scuole aperte, apprensione in aumento. Nel Lazio in realtà, ci sarebbe la possibilità di testare gli studenti con test salivari affidabili e non invasivi ma il ministero della Salute non dà l’autorizzazione perché attende la “bollinatura” dell’Unione europea. Siamo alle solite, la burocrazia asfissiante colpisce ancora e ancora di più spaventa la poca flessibilità dei vertici di lungotevere Ripa, che in questa pandemia non hanno certo brillato per tempestività. Il piano del governo per le riaperture in zona gialla e arancione e, in forma limitata nelle zone rosse, potrebbe filare liscio e in sicurezza se solo si applicasse maggiore flessibilità ma negli uffici del dicastero della Salute, evidentemente, il messaggio non arriva. I test salivari, che secondo gli esperti “rappresentano una metodologia valida per rilevare la diffusione del virus SarsCov2 nelle scuole, nell’ottobre scorso sono stati sperimentati in cinque plessi scolastici su circa 2000 alunni. I virologi si sono espressi favorevolmente in merito alla strategia, ai fini del controllo della diffusione virale in ambiente scolastico. Soprattutto l’esame non è invasivo, trattandosi soltanto di un prelievo di saliva in modo non cruento, quindi più adatto a bambini e ragazzi. Con l’esame rapido del fluido entro la giornata si può avere il responso e attuare così tutti i provvedimenti del caso. “Il campione utilizzato – ha dichiarato al Tg Lazio Maria Rosaria Capobianchi, direttore della virologia dell’istituto Spallanzani di Roma – consente di rilevare la presenza del virus al pari del tampone naso-faringeo, con affidabilità elevata dei risultati”. Da ambienti ministeriali si apprende che non mancherebbe molto per la sospirata autorizzazione ma sempre in ritardo sulla tabella di marcia, sebbene negli uffici del lungotevere qualche esperto affermi da tempo che i test “ormai sono affidabili quanto il tradizionale tampone”. Come sempre, il virus si rincorre e non si previene, lo si è dimostrato dall’inizio della pandemia. “Da rilevare che uno di questi test è già stato validato ed è stato utilizzato per una sperimentazione-pilota nel Lazio”, chiarisce Capobianchi. “Nel progetto campione – spiega la virologa –i test salivari effettuati nelle scuole al mattino erano immediatamente inviati in laboratorio. In caso di esito positivo la conferma arriva con un secondo esame, antigenico o molecolare utilizzando sempre il medesimo campione di saliva. Entro il pomeriggio si è in grado di avere i risultati definitivi”. Per gli screening sui grandi numeri l’esame salivare è ottimale, ancorché meno preciso del tampone molecolare. Anche il rinnovato Cts, comitato tecnico scientifico, guarda con interesse alla innovativa possibilità di tracciamento, ipotizzandone la ripetizione più volte a settimana per maggiore sicurezza. Burocrati europei e ministeriali permettendo.

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