Pronto soccorso, molte risorse poche risposte

Finanziamenti cospicui dal 2015 a oggi non sono serviti per migliorare accesso e accoglienza in Ps

Annunci ripetuti, comunicati stampa, titoli cubitali sui giornali, servizi radio tv. Dal 2015 il restyling, vero o presunto tale, dei pronto soccorso del Lazio è la notizia più divulgata in assoluto, prima preoccupazione dei vertici regionali. Nonostante la cospicua dotazione di risorse, elargite in più riprese, ci troviamo di fronte a una delle criticità più evidenti della sanità territoriale, con notizie sul sovraffollamento che sovente riempiono le pagine di cronaca. Il primo significativo afflusso di fondi è del 2015: per il Giubileo straordinario arrivarono 88 milioni, una boccata d’ossigeno per nuove assunzioni, nuove ambulanze e ristrutturazioni dei reparti di emergenza. Nulla in confronto ai 175 milioni concessi a fine 2018, che vanno ad aggiungersi ai precedenti 264 milioni sempre destinati ai miglioramenti strutturali previsti dall’articolo 20 della legge 67 del 1988, che attiene all’edilizia sanitaria. Legge nazionale attuata in tre fasi, con cui l’Emilia Romagna e altre realtà del nord Italia hanno acquisito il 90 per cento dei fondi mentre il Lazio ha attinto, fino al 2013, poco più del 50 per cento delle risorse. “Dopo i tagli arriva l’ammodernamento per rendere più umana e più competitiva la nostra sanità”, dichiarò il presidente Zingaretti nell’attuazione della terza fase della norma, a commento del decreto 232 – approvato nel 2014 – che ha consentito alla Regione la programmazione degli investimenti in edilizia sanitaria, nel rispetto dei vincoli imposti dal ministero dell’Economia per il rientro dal deficit sanitario. Di fatto, a tutt’oggi il pronto soccorso è l’anello debole della catena, come documentato analiticamente dalla ricerca di Omceo, l’Ordine provinciale dei Medici chirurghi di Roma e provincia, presentata il 20 dicembre scorso, da cui si evince che, tra le criticità principali dei reparti di emergenza si colloca la situazione strutturale dei locali dei dipartimenti di emergenza.

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