Maternità San Camillo in dismissione

san camillo maternitàStanziati 3 milioni e mezzo per il trasferimento al reparto Flajani, con un terzo degli spazi in meno

Sembra proprio fatta. Il padiglione Maternità dell’ospedale San Camillo di Roma, con la sua storia e tradizione, sarà smantellato e ciò che ne resta sarà trasferito nello stabile che ora ospita il Flajani, con spazi notevolmente ridotti. Tutto parte dal 2011, quando la Regione Lazio concesse un finanziamento di 3milioni e 430mila euro per la realizzazione del “Nuovo blocco operatorio di ginecologia” nella attuale sede, con ampliamento del settore per le interruzioni di gravidanza e la dotazione di due scale esterne antincendio. Si dice che il padiglione, testimonianza dell’architettura razionalista, tutelato dalla soprintendenza ai Beni architettonici, sia destinato a ospitare gli uffici amministrativi aziendali attualmente dislocati presso il Forlanini, dismesso il 30 giugno 2015 e divenuto patrimonio della Regione Lazio. Un complicato puzzle di incastri e tappe che di volta in volta ha visto la richiesta di finanziamento regionale ampliarsi per volere aziendale, fino a raggiungere i 7milioni 910mila per poi ridursi, per volontà della Pisana, alla cifra iniziale. Il tutto deciso dal Nucleo di Valutazione dell’assessorato alla Sanità in cui le scelte che contano sono assunte dai tecnici e dal commissario al piano di rientro Nicola Zingaretti, mancando un assessore dal lontano 2008. Nella delibera di affidamento della progettazione a un professionista esterno, datata 28 febbraio 2017, sono illustrati i passaggi che hanno condotto a tale impopolare decisione. Gli interventi del Nucleo di Valutazione regionale – organismo cui spetta l’ultima parola in fatto di edilizia sanitaria – si connotano in una serie di rinvii e richieste di integrazioni al progetto, fino ad arrivare nel 2014 alla proposta di spostamento dall’attuale ubicazione all’altro storico padiglione Flajani, già eccellenza nella chirurgia, ora riconvertito all’assistenza dei malati oncologici, perfettamente ristrutturato da poco, pronto al nuovo smantellamento. Il tutto prende spunto dall’applicazione dei decreti commissariali del 2011 all’epoca sottoscritti da Renata Polverini, volti alla “Razionalizzazione della rete ospedaliera a salvaguardia degli obiettivi strategici di rientro dai disavanzi sanitari della Regione Lazio”.

In linguaggio corrente: riduzione dei reparti e dei servizi per far tornare i conti. Con quali risultati sull’assistenza, è sotto gli occhi di tutti.

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