Sant’Andrea. Prevenzione del suicidio: affrontare il problema con tutte le fasce sociali

Maurizio Pompili, responsabile del centro di prevenzione al Sant’Andrea
Maurizio Pompili, responsabile del centro di prevenzione al Sant’Andrea

 

Anche quest’anno, la “Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio”, celebrata presso l’azienda ospedaliera Sant’Andrea con due giornate di studio, il 10 e 22 settembre, ha riscosso particolare interesse. Promosso dall’Associazione Internazionale per la Prevenzione del Suicidio l’evento gode del patrocinio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Quest’anno il tema proposto “La prevenzione del Suicidio: un Mondo Unito”, ha visto l’intervento di varie fasce della società: associazioni, comunità, ricercatori, clinici, medici di base, politici, volontari e cittadini comuni. Persone che hanno avuto modo di entrare in contatto con gli organizzatori e di sensibilizzare l’opinione pubblica su tale tematica, ritenuta un peso inaccettabile per la società, con il fine di promuovere strategie di prevenzione efficaci. L’OMS stima che ogni anno nel mondo muoiano un milione di persone per suicidio. Questi numeri rappresentano un tasso di mortalità di 14,5 su 100.000 abitanti. La realtà è che ogni minuto, nel mondo, avvengono più di due morti per suicidio. In molti paesi industrializzati il suicidio può essere la seconda o la terza causa di morte tra gli adolescenti e i giovani adulti. Ė considerato inoltre la tredicesima causa di decesso in tutto il mondo per persone di tutte le età. E non solo: oltre alle vittime, ci sono milioni di persone che compiono tentativi di suicidio causando stress emotivo e sofferenza a familiari e conviventi. “Tale evento – sostengono gli organizzatori – si propone di sensibilizzare l’opinione pubblica e creare una consapevolezza, specie da parte delle istituzioni, affinché per tale problema si adottino e si potenzino strategie di prevenzione”. Risorse, linee guida, ricerca e progetti specifici dovranno prima o poi, secondo i promotori delle giornate di studio, diventare patrimonio comune e impegno per tutti gli attori coinvolti: psichiatri, psicologi, neuropsichiatri, educatori, infermieri, farmacisti. “Occorre poi un focus sulle terapie farmacologiche, gli interventi di psicoterapia, il risk management, la gestione dei costi”, hanno sostenuto molti relatori partecipanti all’affollato convegno.

 

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